L’uomo nell’era digitale con gli occhi di Ben Cullen Williams
Artobjects • Installations
Smart working, video call, riunioni online, telelavoro. Sono solo alcune delle parole in trend topic da ormai più di un anno con l’avvento del “New Normal”, un nuovo modo di vivere che adotta la distanza, gli eventi virtuali e le chiamate online come “nuova norma”. Che lo si voglia oppure no, il nostro rapporto con il mondo materiale sta cambiando indissolubilmente giorno dopo giorno.
La tecnologia fa ormai da padrona ed è coinvolta in molti aspetti della nostra esistenza: dallo shopping, al mangiare, all’esercizio fisico, fino ad arrivare al mondo del lavoro. Sembrava impossibile – prima del 2020 – pensare a una riunione tra colleghi in modalità “casalinga”: ognuno con la sua tazza di caffè fumante davanti allo schermo del proprio pc, disquisendo circa la nuova tattica di marketing o del progetto da mandare in porto, tranquillamente dal divano di casa propria.
Ad esaminare le dinamiche di sviluppo degli anni passati e venturi, ci ha pensato l’artista londinese Ben Cullen Williams, classe 1988, creando opere visivamente accattivanti che riflettono su cosa significhi essere umani nella nuova era digitale.
Sono affascinato dal nostro rapporto con lo spazio, i nostri ambienti e i sistemi in cui abitiamo.
Ben Cullen Williams
Tra sculture, installazioni, fotografie e video, Williams esplora da ormai 10 anni il rapporto dell’umanità con il mondo circostante, in un ambiente in rapida evoluzione, concentrandosi sull’intersezione tra spazio, tecnologia e paesaggio.
L’artista indaga a fondo su come lo spazio possa essere in un qualche modo inteso come manifestazione fisica della nostra stessa condizione. Attinge a una serie di processi di fabbricazione, dal fisico al digitale, per comprendere il mutevole rapporto umano con il mondo materiale.
Al centro del mio lavoro c’è la preoccupazione per la nostra capacità di abitare ed esistere nel nostro mondo in rapida evoluzione e la nostra capacità di farlo in modo umano.
Ben Cullen Williams
Tra gli esempi più calzanti circa questa preoccupazione troviamo l’opera chiamata “Kinaesthesia”, realizzata dall’artista nel 2019.
La scultura comprende pulsanti LED fissati a due strutture in alluminio ad incastro, a rappresentare le reti digitali che guidano le nostre esperienze collettive online. In un’era digitale sempre più radicata, è giusto sollevare interrogativi sulla natura del sé all’interno di queste reti visibili e invisibili, che sempre più vanno a incidere sulla nostra quotidianità e sulle nostre azioni, presentate da Ben come degli algoritmi.
In una rappresentazione metaforica che ci vede come dei “robot”, le paure e i dubbi sono tanti. Williams ci pone di fronte a una verità innegabile: il mondo sta cambiando, i mezzi si stanno rinnovando e ci proiettano sempre più in una realtà diversa, sempre più “social” e sempre meno “sociale”. Solo il tempo ci saprà dire se questo sia un bene o un male.
Foto Copyright: Pablo Tesio – bencullenwilliams.net – @bencullenwilliams
20 settembre 2021