Poesia del tempo vetusto, Fabio Strinati
Lifeobjects • Culture
Introduzione: Dentro la mutevolezza del tempo
Castelluccio ( Norcia ) è un luogo dove il tempo si mescola creando forme inaspettate. Un luogo per certi versi magico, laddove un rifiorire di sensazioni immediate assumono fisionomie a tratti tangibili, a tratti immateriali ed incorporee. Sentimenti insospettabili si rincorrono in rapide scorribande dove l’anima ogni volta scalpita rinnovandosi come quel fresco mattino che sorge all’alba donandoci una vita nuova, imprevedibili bellezze e cotanti misteri. Castelluccio ( Norcia ) è un luogo che sembra vivere al di fuori del tempo; il silenzio sembra asciutto, il vento si alterna a momenti di calma ( apparente! ) tanto che lo sguardo fa fatica a posarsi sulle cose e a scorgere attimi dietro a quei contorni che sembrano cambiare forma in un baleno. Le montagne che sono vetuste, antiche, perfettamente intatte nel loro stato d’animo vivo ed imponente…sono lo sfondo ideale per un paesaggio che produce stupefazione e sbigottimento ogni qual volta lo sguardo si appoggia su di esso. Il presente che si muove in maniera diligente, quasi danzando sulle punte attraverso movimenti ordinati, ponderati, e la macchina fotografica che persino si commuove quando inquadra bambini avvolti in tutto il loro splendore; occhi che rivelano alla vita la speranza vera, pura, il candore di chi la vita la sente palpitare dentro come un fuoco sempre acceso. Una signora anziana, che forse, pensa alla solitudine come a un luogo persino affascinante. Una dimensione da cui attingere nozioni per poter affrontare un cammino nuovo, o una vecchia strada, usata nel tempo…perché il tempo passa con eleganza, lasciando segni, tracce indelebili sia della vita che tanto amiamo, sia della morte che ancora non conosciamo.
Macchina fotografica: Canon EOS 4000 D.
Tecnica: Fotografia povera in bianco e nero a mano libera un solo scatto ( il primo ) per ogni soggetto. Macchina fotografica distante dall’occhio 10 cm. Pensiero asciutto.
Poesia del tempo vetusto
Clessidra è annichilita
nel suo mattone antico, decrepito
è quel pensiero che scava
la sua sperduta storia
tra le montagne che vivono, sostano
in un silenzio assente
d’aria rarefatta oltre le fessure impure
porte scure, incomplete
finestre chiuse e quel sentore d’angoscia
che si protrae in un’immagine estranea
che soffoca impura dentro un altrove
infiacchito dall’aborrimento,
in un chiaroscuro di prigione oscura
è una fotografia immortale
rassomigliante l’episodio
in un disattento
esistere.
Foto Copyright e testo: Fabio Strinati