Lo spettacolo dei fenicotteri rosa in Camargue

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che spettacolo

È un caldo pomeriggio di inizio settembre. Sono le 16:15. A casa mia fa molto caldo. Sono a piedi nudi, con le gambe distese sul divano. La TV ronza in sottofondo, le foglie della palma ondeggiano. Tutto è piatto e calmo, ogni tanto un motorino passa sulla strada di fronte e lo schioppo del motore mi scuote un po’. Il cane dei vicini uggiola, una finestra sbatte e il frigorifero fa i suoi strani grugniti: persino lui soffre l’afa.

La mia mente va, è in questi momenti che mi sembra quasi di perderla, lei va, seguendo moti di pensiero lunghi e incessanti come maree, va e poi torna concedendomi un attimo di lucidità. Allora acciuffo il pensiero, ci salgo in groppa come fosse una balena e mi faccio trasportare. Chissà dove mi porta, chissà dove va.

C’è una larga radura e, all’orizzonte, quelli che sembrano filari rosa sono in realtà colonne di fenicotteri. Stanno fissi su quell’unica zampa sottile che sembra un pezzo di bambù. Danzano, sbattendo le ali piumate di cipria, torcendo il collo verso il petto in un inchino gentile. All’improvviso tutto tace, la loro è una grande bellezza, fragile e dura insieme: il corpo ricorda un tutù ma il becco è aquilino e nero con una punta ricurva all’ingiù.

Siamo in Camargue, lungo il passaggio che da Saintes-Maries-De-La-Mer porta ad Aigues Mortes. Le macchine sono accostate lungo la strada sterrata, siamo tutti affacciati ai finestrini con le braccia tese che tendono in bilico le macchine fotografiche. Che spettacolo! Nel grigio del cielo, in mezzo alla palude, tra il fango e le vigne contorte, questo gruppo di uccelli è un mazzo di rose sparso per terra.

Zampettano nel basso ruscello e quando uno spicca il volo gli altri in una danza lenta e maestosa lo seguono. È l’alba. Davanti a noi tutto si colora di rosa.

Le macchine fotografiche smettono di scattare ed è tutto un coro di “Oooooo” “Uhhhhh” e io mi commuovo perché non ho più parole in bocca, perché la natura è il più semplice degli spettacoli, è il più vero: non ha un effetto speciale, non ha i computer, non ha grafici, non ha registi, non ha budget, non chiede il biglietto e non vuole nemmeno un feedback.

La natura non ci chiede nulla e non ci avvisa mai: siamo noi a dover aprire gli occhi per essere pronti a riceverla quando decide di mostrarsi. Quel giorno lo ha fatto con un pugno di fenicotteri rosa che sono riusciti a cambiare il colore del cielo e a far albeggiare alle 18:00 di sera.

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Tag: Ritratti.
Articolo di Stefania Antonelli

Stefania Antonelli

Scrivo quello che vedo. E vado un po' più in là

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