La NASA studia l’ibernazione per il primo equipaggio su Marte
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Il tema dell’ibernazione è discusso da tempo, fin ora ha trovato posto solo nei film di fantascienza in cui spesso si vedono viaggiatori spaziali ibernati in piccole capsule per affrontare lunghissimi viaggi, ma, oltre alla finzione cinematografica, la ricerca sta procedendo verso qualcosa di realizzabile.
La NASA, con il supporto dell’azienda privata SpaceWorks di Atlanta sta portando avanti degli studi in questa direzione per portare il primo equipaggio su Marte.
Per ora l’ibernazione, cioè il vero e proprio congelamento, del corpo umano e il successivo risveglio non sono possibili, ma si sta studiando una tecnica di riposo simile al letargo. Gli astronauti sarebbero addormentati in capsule protette, mantenuti con una temperatura corporea tra 32 e 34°C e alimentati artificialmente. Il limite di questo “letargo” attualmente è di circa 14 giorni ma sembra possibile estenderlo fino a 30 giorni. Lo studio si basa su casi clinici di pazienti mantenuti in queste condizioni di temperatura e alimentazione per motivi medici concreti (nessun esperimento su esseri umani è stato condotto). I risultati che emergono sono incoraggianti e si sta valutando come organizzare i cicli di riposo e risveglio ottimali per garantire la salute degli astronauti durante il viaggio verso Marte della durata di circa 200 giorni.



I vantaggi sarebbero molteplici in quanto l’equipaggio avrebbe bisogno di meno cibo, acqua, aria e spazio per muoversi, di conseguenza le dimensioni e il peso dell’abitacolo potrebbero essere notevolmente ridotte.
Oltre a questioni pratiche ed economiche, riducendo i giorni di veglia per gli astronauti ci sarebbero anche minori fattori di stress e quindi potrebbero beneficiare di un maggiore benessere psico-fisico.
Esistono anche delle ipotesi sulla partenza della prima missione umana su Marte: il 2035 o il 3037 potrebbero essere gli anni giusti secondo i calcoli degli scienziati che lavorano al progetto.
Il sogno dell’uomo su Marte sembra avvicinarsi, la strada è ancora lunga ma in una ventina d’anni è un traguardo che appare raggiungibile.
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