Dream House di Cristina Rizzi Guelfi

Submission

Nelle case il tempo passa più lento, i capelli sul pavimento diventano più scuri e senza la cornice del linoleum. Qualcosa di torrido infesta le case. Si tratta di movimenti studiati nei particolari, occorre fare attenzione alla posizione delle sedie, ai movimenti delle tende, ai soprammobili superflui. Le case sono popolate da donnine spuntate per caso, ai piedi di una collina, oppure montate alla rovescia, con viti troppo piccole infilate nelle giunture più importanti e con voluminosi cavi e lacci metallici collocati direttamente nelle minuzie, sulla pelle di velina, nell’attaccatura dei capelli, sulla pellicina delle unghie. Mostri macchinosi, vestiti di colori e scarpette leggere. Tra i vapori delle tinture per capelli che si mescolano all’aroma della brodi di pollo, tirate per i capelli dalla routine, sedute su una poltrona verde delle ambiguità. Quel filo dorato e noioso dei giorni infilati, dei mercoledì banali e feriali, dello stesso posto a sedere tavola, degli amici dai nomi conosciuti e dai volti stranieri. Case con pareti troppo colorate dall’odore della paura e dal richiamo della fuga. Tutto porta a un dislivello ulceroso, uno stancante declinare, quella strana emorragia da singhiozzi e pagliuzze di stagno. Le case mutano la consistenza delle persone fino a diventare liquide, senza corpo e il fiato è così basso da non permettere eco. Le case nascondo ogni segreto.

Cristina Rizzi Guelfi
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