L’estetica semantica di Euphoria e l’inno alla Gen-Z
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This is it. This is the feeling I’ve been searching for my entire life. For long as I can remember. Because suddenly the world went quiet, and I felt safe in my own head.
Zendaya as Rue, Euphoria, 2019
La vita è bellissima, ma non sempre facile: nel mondo tormentato e spesso agonizzante dei nostri giorni, le nuove generazioni subiscono il peso del crescere in un’atmosfera che decennio dopo decennio si fa sempre più sfidante.
Sembrano lontanissimi i tempi in cui – armati dei propri jeans a zampa, minigonne, zeppe, tracolle, treccine – ci si dirigeva a casa dei propri amici per ascoltare qualche vinile o guardare qualche videocassetta.
E così ci si dimenticava del telefono a casa, si andava a qualche falò sulla spiaggia, o a qualche pic-nic all’aperto e si rimaneva fino a sera a osservare le stelle, sdraiati sui prati erbosi.
Era un vivere più autentico e genuino, all’insegna della spensieratezza e della semplicità. Era vivere di attimi intensi e immortalarli su anima e cuore, piuttosto che su uno schermo. Ma era anche un vivere che noi, Gen-Z, ricordiamo vagamente o che non abbiamo mai conosciuto, perché noi non siamo quella generazione. Noi siamo quella degli smartphone, di internet, della globalizzazione e dei social media.
Ora inquinato dalla presenza totalitaria della tecnologia, il percorso di crescita, di realizzazione e di consapevolezza dei giovani del ventunesimo secolo si fa sempre più ostico, ricalcando le sfide di una modernità aspra, dura e conflittuale. La genuinità degli anni ‘70/’80/‘90 si è ormai dissipata, lasciando spazio a sentimenti di ansia, paura, angoscia e alienazione, tipici di questa era evolutiva.
A dar voce e raccontare le vicende, i dissidi e i traumi di una generazione che è stata privata della sua innocenza, ci pensa Sam Levinson – regista e produttore – quando nel 2019 fa uscire l’acclamatissima e ora famosissima serie Euphoria.
Conclusasi lo scorso lunedì 28 febbraio in Italia con la seconda stagione (ma già rinnovata per una terza), la serie narra le vicende di un gruppo di ragazzi alle prese coi problemi legati al passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.
Tra alcol, droghe, eccessi e serate sfrenate, quello dei ragazzi di Euphoria si discosta nettamente dal tipico teen drama adolescenziale, ma ricalca maggiormente le atmosfere crude e allucinogene di Skins. Mancanza di autostima, abusi fisici e psicologici, crisi di identità, tradimenti, sindrome dell’abbandono, tossicodipendenze, insicurezze e sessualità sono solo alcuni dei temi intensi, scottanti e spesso disturbanti trattati dalla serie.
Oltre alla grande avanguardia nel trattare in maniera così nuda e cruda dei temi altresì tabù, l’unicità di Euphoria è quella di averlo fatto attraverso un mezzo assolutamente ineguagliabile e alternativo: il make up e i costumi.
Avete mai pensato al perché ci piacciono così tanto i look di Euphoria? Al perchè ne siamo rimasti così stregati e ipnotizzati? Al perchè, dall’uscita dei primi episodi della serie, abbiamo cominciato a vestirci tutti colorati e a cospargerci di glitter e strass da capo a piedi? La risposta è molto semplice: il make up, lo styling e i look dei personaggi non sono semplici “decorazioni di scena”, ma rappresentano un mondo a sé stante.
Essi divengono non solo protagonisti ma mezzi per esprimere le contraddizioni che la Gen-Z attraversa: la palette dei colori gloomy-dark delle atmosfere di Euphoria (dominata da viola, porpora e blu notte), si scontra con quella vivace, colorata e allegra dei make up e dei vestiti (che ricordano vagamente lo stile della rave culture nei primi anni 2000).
Questo lo scenario generale della serie: glitter, paillettes, colori, motivi infantili per contrastare l’ansia e l’angoscia totalizzante del nuovo secolo e rievocare l’innocenza di un’adolescenza ormai perduta.
Chiaramente però, ogni personaggio ha un’estetica propria, che varia anche a seconda della situazione che sta vivendo.
La make-up artist e designer della serie, Doniella Davy assieme alla stylist e costumista Heidi Bivens, hanno tratto la maggior parte della loro ispirazione proprio dalla Gen Z, sperimentando look sempre nuovi che potessero esprimere al meglio la personalità di ogni personaggio e raccontare la loro storia.
[…] In Episode 7 Cassie’s whole look changes a lot: the goal was to sort of shift her whole vibe to be Season 1 era Jules x Maddy x Cassie hybrid that would appeal to Nate or possibly to his subconscious. She has blonder and straighter hair, paler skin, more makeup and her clothes are more Maddy X Jules vibes. We kept her face and whole body more pale to play up a Jules parallel, and also to touch on the fact that she’s been holing up with Nate in his cave-like house. Cassie is usually more tan and flushed, so seeing her pale is a little jarring and almost suggests that she’s unwell. […] Gorgeous but weirdly sterile? Like youthful innocent energy gone.
Doniella Davy
Tra atmosfere psichedeliche e ombretti luccicanti, l’estetica di Euphoria ci accompagna in una dimensione emotivamente evocativa, dove trucco e parrucco divengono specchio del malessere della Gen-Z e delle storie e vite dei personaggi.
Non c’è da sorprendersi nel comprendere i motivi del suo dilagante successo, e del perchè i look e gli stili della serie siano stati riportati anche nelle grandi passerelle delle Fashion week in giro per il mondo.
Foto Copyright: @euphoria – @donni.davy – @colorpalette.cinema – @jacobelordi
9 aprile 2022