Il mito di Villa Malaparte che guarda verso un orizzonte italiano
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Villa Malaparte è un eremo arroccato su uno dei promontori più belli del mondo, e di tutti i tempi oserei dire. È il sogno italiano di una casa vista mare, e che mare!
Capri è la cornice idilliaca di questo utopico edificio rosso mattone che come una scala si protrae verso il mare e verso il cielo.
Non solo la linea della casa, la sua architettura, ma i materiali con cui l’avrei costruita, avrebbero dovuto essere intonati con quella natura selvaggia e delicata. Non mattoni, non cemento, ma pietra, soltanto pietra, e di quella del luogo, di cui è fatta la roccia, il monte.
Curzio Malaparte
Emerge dalla roccia aspra di Punta Massullo, fra la vegetazione rigogliosa della regione campana, nei pressi della passeggiata del Pizzolungo.
È il tesoro razionalista frutto della mano di Adalberto Libera e di Curzio Malaparte che nel 1936, a suon di scontri e incontri, progettarono la sua “casa come me”, la residenza estiva sull’isola di Capri.
L’elemento che ha reso celebre la villa fino ai giorni nostri è la scenografica scalinata di 32 gradini che disegna la copertura della villa, un pò osservatorio, un pò solarium, un pò miraggio, con quella vela bianca che sembra spiegarsi verso l’orizzonte rigonfia di buone speranze e di un mare inesplorato.
Dopo la morte del suo amato proprietario la villa divenne scenario di numerosi set cinematografici e pubblicitari, fra cui quello de Il disprezzo, il celebre film di Jean-Luc Godard.
Oggi è di proprietà della Fondazione Giorgio Ronchi ed è centro di produzione culturale, sede di incontri e dialoghi di architettura e design.
Il giorno che io mi sono messo a costruire una casa non credevo che avrei disegnato un ritratto di me stesso.
Curzio Malaparte
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