Il corpo come medium artistico, gli “elastic still lives” di Malin Bülow

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Malin Bülow

Malin Bülow supera i confini convenzionali dell’arte e per mezzo di un inusuale utilizzo del corpo, esplora nei recessi della mente e dell’anima, indaga nei processi del pensiero, descrive con meccanismi metaforici visuali la dualità tra materia e spirito, tra potenza intellettiva e capacità sensibile, tra dentro e fuori.

Le sue performance in situ, cariche di atavici riferimenti alle forze che governano i flussi emozionali e le pulsioni più insondabili dell’io, uniscono body art, scultura e fotografia, con un codice visivo che si caratterizza per l’ibridazione di due componenti antinomiche, il vivente e l’artificiale.

Quello dell’artista svedese è un linguaggio artistico esperienziale che sfrutta le possibilità offerte dalla corporeità, in relazione al movimento e allo spazio, in cui corpi tentacolari sembrano fondersi gli uni con gli altri, come gemelli siamesi, e con gli elementi architettonici che li circondano.

Malin Bülow
Malin Bülow

Danzatori senza volto, dall’aspetto androginico, sono fasciati in mute di lycra che, come una seconda pelle, ne occulta l’identità, tesi e intrecciati in pose contorte, quasi geometriche, in coreografie dell’assurdo, fatte di movimenti flessuosi e tensioni muscolari lentissime e portate al parossismo, che ne risaltano tutto il mistero.

At the very bottom I think the tension is interesting to me since I constantly strive to enlarge boundaries, to let go of the two-dimensional idea of a boundary, and make it three dimensional, a space to inhabit. And there is almost always tension on boundaries, or between the two sides of a boundary. The membrane of a cell the epidermal layers of the skin, leading further to the concept of inside/outside, which is also a very central theme within my work. And the impossible aim of blending them, the inside and outside, re-form them, mutate them.

– Malin Bülow

Malin Bülow sarà presente con un’opera site specific alla 15a Biennale d’arte contemporanea di Lione, che si terrà dal 18 settembre 2019 al 5 gennaio 2020, insieme a una cinquantina di artisti selezionati dal team curatoriale del Palais de Tokyo. “Là où les eaux se mêlent”, questo è il titolo, preso in prestito da un poema di Raymond Carver, di questa edizione della Biennale, che sarà allestita negli spazi di un ex sito industriale, nel cuore della zona di Gerland, e che è stata concepita come un grande ecosistema in cui gli artisti coltivano l’arte della “permacultura”, in un complesso d’interazioni biologiche, economiche e cosmogoniche.

Malin Bülow
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Foto Copyright: Malin Bülow – malinbulow.com

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Tag: BodyArt, Malin Bülow, Performance Art.
Articolo di Alessia Cortese

Alessia Cortese

Fotografa freelance. Aspirante giramondo. Perdutamente innamorata di Max Ernst, Jane Austen e Georgia O'Keeffe. La musica è il mio pane quotidiano.

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