Daniel Arsham, l’archeologo del futuro
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Dall’11 febbraio al 21 marzo 2020, la Galerie Perrotin di Parigi ospita “Paris 3020”, mostra personale delle opere più recenti dell’artista newyorkese Daniel Arsham, una nuova serie di sculture, busti, bassirilievi e statue, ispirate all’antichità classica.
“Archeologo del futuro”, personaggio eclettico e polivalente nel panorama dell’arte contemporanea, Arsham esplora e invade numerosi campi creativi, l’architettura, la performance e la scultura. Nucleo concettuale intorno a cui gravitano i suoi interventi artistici è il tempo, oggetto di un’inedita e particolarissima riflessione estetica.
Le grandi sculture figurative, la Venere di Arles, il Mosè di Michelangelo, la Venere di Milo, e una serie di busti, tra cui quello dell’imperatore romano Caracalla e una testa di Atena, fisicamente monumentali in termini di grandezza, appaiono, tuttavia, vulnerabili e frangibili nella loro composizione, mostrano le “ferite” di un’azione artistica disgregatrice e asportatrice, e la sovrapposizione di epoche e stilemi espressivi.
La reinvenzione della scultura classica in oggetto contemporaneo, la trasfigurazione, l’abrasione, l’alterazione fisionomica dell’originale, che pure sopravvive nell’opera nuova, simboleggiano l’ineluttabile distanza tra passato e presente, la transitorietà dell’esistenza e dell’uomo.
Lungi dall’essere semplici copie, le statue polimateriche di Arsham, realizzate in gesso, materiali geologici e pietre naturali come la cenere vulcanica, l’ossidiana, la selenite, la polvere di carbonio e il quarzo rosa, sono reliquie del presente, reperti archeologici di un avvenire incerto e instabile.
La bellezza classica, evocata dalla perfezione formale e dal bianco puro e diafano, è divelta dai segni dell’erosione, violente incrinature inferte sulla superfice dell’opera plastica, che sembra divorata e consumata dai morsi del tempo.
L’artista americano rivendica la manualità e le tecniche dell’arte scultorea, ormai anacronistiche in quest’era tecnologica, ma lo fa con un linguaggio fortemente innovativo e antitradizionale, provoca nell’osservatore un “disorientamento percettivo”, catapultandolo in un futuro ipotetico in cui l’opera contemporanea è già rovina.
Per la realizzazione delle opere esposte nella galleria di Rue de Turenne, Daniel ha avuto accesso privilegiato all’estesa collezione dell’atelier di calchi della “Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais”, che dal 1794 si occupa della riproduzione dei capolavori dei più grandi musei d’Europa, il Louvre di Parigi, il Museo dell’Acropoli di Atene, il Kunsthistorisches di Vienna e la Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.
Daniel Arsham è nato a Cleveland, in Ohio, nel 1980. Ha studiato presso la prestigiosa Cooper Union di New York, città dove attualmente risiede e lavora.
Foto Copyright: Daniel Arsham – danielarsham.com