Una generazione che ha voglia di volare
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Nello zapping quotidiano tra notizie durante il tragitto casa- lavoro, mi sono imbattuta in un articolo dell’ Economist. Un articolo che mi ha colpita, innanzitutto per il titolo: “Giovani, dotati ed ostacolati. I giovani del mondo sono una minoranza oppressa: liberateli”.
Ho pensato non mi riguardasse. Non mi sento parte di una minoranza, né tantomeno oppressa. Quando ho iniziato a leggere, mi sono resa conto che erano tanti gli argomenti che mi toccavano.
E che sì, effettivamente, sotto certi punti di vista rientravo esattamente nella categoria di giovani descritta dal settimanale inglese.
Ho trovato questo articolo uno spunto di riflessione e ho deciso di condividerlo. Non con un atteggiamento vittimista, ma come presa di coscienza. Di quello che la nostra generazione sta, in qualche modo, subendo e di ciò che invece ci spetterebbe.
Per la versione originale del post visita economist.com
“Nel mondo di “Hunger Games” i giovani sono obbligati a combattere fino alla morte per il divertimento dei loro canuti governanti. La celebre saga è chiaramente distopica, ma la distanza tra fantasia e realtà è spesso più limitata di quanto si possa pensare.
Circa un quarto della popolazione del mondo – 1,8 miliardi di persone – ha compiuto 15 anni ma non ha ancora raggiunto i 30. Sotto molti punti di vista, il gruppo di giovani adulti più fortunato di sempre.
Sono più ricchi dei loro predecessori e sono la generazione meglio educata di sempre – i ragazzi che vivono ad Haiti oggi trascorrono in classe più tempo dei loro coetanei italiani negli anni ’60.
Di cosa dovrebbero lamentarsi, esattamente?
Di tantissime cose.
Per la prima volta nella storia, i giovani del mondo formano una cultura comune e si ritrovano così a condividere anche gli stessi problemi. In tutto il mondo, i giovani denunciano quanto sia difficile trovare un lavoro e un posto in cui vivere e quanto il percorso verso l’età adulta sia diventato più lungo e complesso.
Molte delle loro lamentele riguardano politiche che favoriscono gli anziani rispetto ai giovani.
Considerate l’occupazione. In molti paesi la legge sul lavoro esige che le aziende offrano ai lavoratori benefit e che il licenziamento sia molto difficile. Queste politiche, favoriscono coloro che già hanno un lavoro, che tendono ad essere più anziani, ma rendono le imprese riluttanti ad assumere nuovo personale.
I giovani ci perdono.
I giovani oggi sono più liberi: con tutto il mondo a disposizione da esplorare e nulla che li possa trattenere, possono andarsene in giro molto più dei loro predecessori. Questo li rende più produttivi, specialmente se migrano da un paese povero a uno ricco. Secondo una stima, il PIL globale raddoppierebbe se le persone potessero circolare liberamente. Questo è politicamente impossibile – infatti, nei paesi più ricchi stanno prendendo sempre più piega politiche di protezionismo e di limitazione dell’immigrazione. Tutte queste barriere danneggiano soprattutto i giovani, che sono coloro che più di tutti desiderano spostarsi.
I giovani potrebbero fare di più per difendersi. In America, solo un quinto della fascia d’età tra i 18 e i 34 anni ha votato alle ultime elezioni generali, tre quinti degli over 65. Se desiderano essere ascoltati dai governi, i giovani dovrebbero votare.
Tuttavia, anche gli anziani hanno un ruolo da giocare: i giovani sono una minoranza oppressa – sebbene oppressa in modo inusuale – per il semplice fatto che i governi sistematicamente li trattengono dal raggiungere il loro potenziale. Questo è un vero spreco di talento.
Il rimedio è facile da prescrivere – difficile da mettere in atto. I governi dovrebbero liberare i giovani tagliando la burocrazia che li tiene lontani dal mercato del lavoro, rendendo l’educazione una priorità e promuovendo lo scambio culturale tra giovani di diversi paesi.”
Foto Copyright: Dan Carlson