“ROAST 2020. GO”. La campagna di Twitter per esorcizzare l’anno del terrore

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Cin-cin. Auguri anche a te. I fuochi d’artificio danzavano nell’oscurità. Facevano piroette vertiginose, si inseguivano, roteavano nella notte, intessendola di filamenta colorate che guizzavano briose come sciami d’api. Il cielo pieno di stelle illuminava con ardore il mondo sottostante. Un’aura magica si stagliava nell’aria: i popoli in festa, le genti euforiche, i bicchieri alzati e le menti spente. I baci degli amanti, gli abbracci degli amici, le risa: l’inconsapevole e ignara felicità data dal semplice atto del vivere che si misura in attimi come questi, ma di cui spesso ci si dimentica poichè così effimera e a volte così scontata. Le baldanzose grida di giubilo ed eccitazione risuonavano fragorose allo scoccare della mezzanotte, impregnate come ogni anno di speranza, ottimismo, desideri e grandi sogni. Nella totale inconsapevolezza, purtroppo, che sarebbero state le ultime per molto tempo, e che quello non sarebbe stato un capodanno come un altro.

Era il 31 dicembre 2019, quando, assieme all’anno venturo, si abbatteva sulle sorti dell’umanità un tragico destino.

Inatteso, drammatico, del tutto inaspettato e a tratti inconcepibile. Con la stessa potenza e imprevedibilità dell’asteroide che si scagliò sulla terra 66 milioni di anni fa – e che causò l’estinzione della maggior parte delle specie – quello del Covid-19 è uno scenario e momento storico che ha scandito, annientato e cambiato per sempre le nostre vite.

In una realtà che sembra finzione, e che ha concretamente riportato in auge quella del film Io sono Leggenda, ci siamo ritrovati tutti protagonisti di una pandemia mondiale che non ha risparmiato nessuno: giorno dopo giorno, tra scene di paralisi, angoscia, desolazione, paura e immobilità, siamo rimasti confinati per mesi. Isolati. Per il nostro bene e per quello degli altri. Ma soprattutto radicalmente provati dinanzi a un nemico invisibile che tanto ci ha tolto, tra cui il bene più prezioso: la libertà.

A quasi un anno dall’inizio dell’incubo, lo siamo ancora, seppur con un barlume di luce in più che rischiara le nostre speranze – e speriamo – anche il 2021.

Nonostante sia impossibile cancellare le profonde ferite ancora in corso, è bene tentare di ricucirle pian piano. E per farlo è necessario lasciare andare: il dolore, l’odio, la sofferenza, la rabbia. Non sono mai serviti e non serviranno adesso.

Nel desiderio di lasciarci alle spalle questo anno infausto e alleggerire almeno un po’ gli animi, Twitter si fa portavoce di una rivoluzionaria campagna che mette in luce il potere dissacrante dell’ironia e del sarcasmo, come strumento per esorcizzare il dolore.

Il 22 dicembre la pagina ufficiale lancia il seguente messaggio all’etere del Web:

Dinanzi a una frase tanto diretta quanto provocatoria, in milioni si sono scagliati tempestivamente nell’invettiva di massa, a cui hanno preso parte anche noti brand. In un susseguirsi di tweet ironici, sarcastici e irriverenti, ne sono stati selezionati alcuni – i più iconici – tra i 6 milioni postati, per divenire delle vere e proprie gigantografie.

Affinché il messaggio arrivasse letteralmente forte e chiaro, i tweet prescelti sono diventati enormi cartelloni pubblicitari posizionati su imponenti edifici siti per le strade di New York, San Francisco, Los Angeles, Philadelphia e Oakland. Un progetto creativo ed efficace che ha lasciato spazio agli utenti, che ha permesso loro di divertirsi, esprimersi, e dare sfogo a tutta l’ansia e amarezza accumulate di questi tempi.
Ma soprattutto, un’iniziativa mossa dal comune sentire che ha dato vita a una comunità virtuale legata dal dolore e dall’empatia, e che ha unito le genti laddove non è possibile farlo concretamente in un momento storico come questo.

Attraverso messaggi di speranza, satira e derisione, è bello ricordare che tutto il meglio resta mentre il peggio invece passa. E passerà. Nel frattempo, 2020, a mai più.

Foto Copyright: Twitter – twitter.com

20 dicembre 2020

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Tag: Twitter, Covid.
Articolo di Giuditta Duranti

Giuditta Duranti

Vivo per scrivere, scrivo per vivere. Fotografo per passione. Da sempre innamorata dell'arte e della letteratura, mi diletto con zelo e passione a narrare le vicende del mondo e a immortalarne i momenti più belli.

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