Perfezioni provvisorie: Come Francis e Zelda, di Mirtha
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Stavamo rivolti con gli occhi al soffitto in quella stanza che conosco a memoria.
I tuoi pochi capelli scombinati tra le mie dita e il silenzio raro che ti contraddistinguerà per sempre nei miei sogni di bimba, in perfetta antitesi col casino che ti tieni dietro gli occhi di ghiaccio.
Stavamo sbagliando di nascosto da precisamente 14 mesi e una settimana.
Mi ricordo una sera in pizzeria: avevo i capelli arruffati come sempre, un maglioncino rosa pallido (credo ingrigito da un lavaggio sbagliato) di quelli con le trecce, senza un filo di trucco, i jeans strappati e le scarpe da tennis.
Tu avevi una fidanzata io non riuscivo a finire la pizza.
L’hai finita tu, mi hai guardato e mi hai detto a bocca piena che la tua fidanzata era più bella di me anche la mattina appena sveglia. Così, precisamente: madonna mia ma come sei conciata tizia è più bella di te pure la mattina col trucco disfatto. Ma io non sono truccata. Ma appunto.
Silenzio.
Poi mi ricordo di un messaggio. Sali? Si, la sventurata rispose, qualcuno di più saggio di me scrisse una volta. Ero salita. Non ero mai bella ma andavo spesso bene.
Ghiaccio e neve sole e bugie. In superficie rido e dentro muoio.
Poi mi ricordo di una volta che eravamo in mezzo a un sacco di gente che parlava tantissimo e faceva tantissimi rumori e non mi trovavo più. Un bicchiere in mano e un sorriso finito male e ho visto che mi cercavi con gli occhi. Quel corpo non perfetto, quella lingua troppo precisa, quella faccia scavata e ce ne siamo andati, per finta come al solito da due parti diverse che poi alla fine ci siamo sempre riscontrati. Mi inciampavi addosso con quell’odore faticoso che si attacca ai vestiti, ai capelli e ai ricordi.
E poi di nuovo stavamo lì, sdraiati, ognuno a pensare al suo, e in particolare, io a pensare a te. Oltre la pelle e le parole che tu (io no, per carità) non mi hai mai detto. Me le sono immaginate tutte.
Tu avevi un’altra fidanzata e io non riuscivo a trovare gli orecchini.
Li hai trovati tu, mi hai guardato e mi hai detto che la sposavi, sta volta per davvero. Così, precisamente: credo che alla fine mi sposo. Ti sposti? No mi sposo. Ah.
Non si è rotto niente. Ma io il tuo profumo ce l’ho ancora tra le dita.