Perfezioni provvisorie: Buon compleanno, di Mirtha
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Ha appena piovuto e dalle strade sale l’odore di bagnato che per me, in qualche modo – e forse per abitudine – è odore di estate. Sapete, quelli che crescono in una citta con duemila palazzi e il mare a duecento chilomentri si abituano ad altri sapori. E per me l’estate è quella dei temporali a caso in pieno centro che odorano di umido e di tutta la stanchezza della giornata. Non piove quasi mai di giorno. A volte – come si direbbe a Palermo – sprizzia. Qua a Milano, fa due gocce. Ma non piove mai di giorno. Guardo fuori dalla finestra e sudano anche i marciapiedi, ci sprofondano dentro i tacchi delle donne che provano a correre in ritardo. Sono tutti in ritardo, mentre chiedono chi ha scandito il tempo. Se lo chiedono davvero, con la foga dell’inevitabile. Perché sono in ritardo, dove dovevo andare, a chi dovevo scrivere, cosa dovevo comprare, chi mi ha chiamata ieri? E come mai sono ancora – sempre, con una puntualità inevitabile – in ritardo. Si allaccia la scarpa destra, controlla la sinistra, si stringe il nodo della cravatta, guarda l’orologio, io salgo su quindici centimetri di scarpe sottili, passo la mano tra i capelli. Ho già il collo sudato. Non passerà mai. Metto il casco accendo la moto arrivo al semaforo sono in ridardo – ma dai – non metto giù i piedi che tanto diventa verde, temporeggio. Verde. Come gli occhi di chi amavi. Come il prato in primavera. Non qui, non ora. Rossetto scale ascensore scrivania. Sospiro. Ho lasciato il tempo al caso, ma sono comunque in ritardo. Ed è il mio compleanno. Ma sono in ritardo anche per quello.