La vertigine percettiva nelle sculture di David Altmejd
Artobjects • Art

David Altmejd (1974) è uno scultore canadese operante a New York, noto in Italia per aver rappresentato il Canada alla Biennale di Venezia del 2007.
Il suo universo artistico è popolato da creature disturbanti che fanno implodere qualsiasi certezza percettiva, umanoidi che suscitano il freudiano sentimento del perturbante, ovvero lo spaesamento che proviamo di fronte a qualcosa che dovrebbe esserci familiare e che invece risulta sconosciuto e angosciante.
Sono volti e corpi realizzati in modo iperrealistico, utilizzando una sinfonia di materiali volti a rendere i dettagli che costellano le sculture. Ed è proprio questa attenzione alla perfezione anatomica che scardina ogni certezza: lo scontro che avviene tra la sembianza verosimile e le deformazioni che scavano e si intrufolano nel tessuto scultoreo, destabilizza l’osservatore, provocandogli una vertigine percettiva.
Sembrano creature assemblate da uno scienziato pazzo, appartenenti al mondo surreale del sogno, o dell’incubo.

Necessitano di una visione a tutto tondo, perché ogni parte del corpo può sorprendere con una voragine improvvisa foderata di minerali, o con mani e orecchie che si fanno spazio fuoriuscendo da una gamba, o dalla spina dorsale.
Le alterazioni sono spesso basate sull’inversione delle coordinate quali il sotto e il sopra, l’interno e l’esterno, così che possiamo trovare volti raddoppiati nei quali, al posto della parte superiore, si installa il riflesso alterato della parte inferiore. O, ancora, volti dai tratti somatici moltiplicati, come visti attraverso un caleidoscopio o come riflessi su una superficie di acqua increspata.
Le sculture di Altmejd sono presenze ingombranti, si rapportano con lo spazio nel quale si inseriscono con la prepotenza propria dell’elemento di discordanza, della nota stonata ma necessaria. Conservano in sé la memoria dei dipinti di Arcimboldo, dell’assemblage duchampiano e dei nessi di senso Surrealisti.
I corpi traforati di cavità improvvise, dalle cui profondità brillano cristalli di minerale, le membra ricoperte di peli animali, lacerate e decomposte, richiamano alla mente anche l’organicità della materia, il sentimento di grottesca bellezza, di fusione con lo strato carnale e biologico che ci compone.





Foto Copyright: David Altmejd – davidaltmejd.com