Instagram da leggere, il progetto Insta Novels
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Il termine “storia”: può avere diverse accezioni, ma se dovessi individuare a colpo secco un’accezione fra le più, direi che è il racconto ordinato di un insieme di avvenimenti, veritieri od inventati, indagati più o meno criticamente.
Con lo stesso termine traduciamo una feature di Facebook ed Instagram (Facebook ed Instagram Stories) che permette agli utenti di aggiornare in tempo reale i follower riguardo alla propria giornata, per mezzo di immagini e video sempre più interattivi; passate 24h dalla pubblicazione, questi si autodistruggono.
Se in tempi ormai vintage erano le macchinette ad essere usa e getta, attualmente sono le immagini stesse ad esserlo.
Sulla barra delle stories di Instagram ad ogni profilo corrisponde una faccia di un prisma che si presume avere un numero di parallelogrammi approssimabile iperbolicamente all’infinito (dato che seguiamo ormai sempre più instagrammer); ad ogni parallelogramma/faccia, a sua volta, corrisponde un numero variabile di “stories” che narrano frammenti di una personale versione della giornata, in un tempo del racconto pari a 15 secondi.
Il paragone geometrico, che suggerisce la stessa interfaccia di Instagram, serve a rendere comprensibile la velocità, l’immediatezza e spesso la frenesia con cui avviene la fruizione di queste immagini.



Instagram ha ormai raggiunto il miliardo di utenti, di cui 500 milioni al giorno (https://blog.hootsuite.com/instagram-statistics/); fra i tanti figura anche una delle più importanti biblioteche pubbliche americane: la New York Public Library che si serve del social per perseguire la sua mission (“to inspire lifelong learning, advance knowledge, and strengthen our communities”).
La New York Public Library, in collaborazione con l’agenzia pubblicitaria Mother, ha lanciato un nuovo progetto, che si avvale delle Instagram stories, chiamandolo “Insta Novels”: l’idea è quella di “pubblicare” dei classici della letteratura facendo corrispondere ad ogni pagina una storia. Alice in Wonderland è il racconto scelto per inaugurare il ciclo.

Tuttavia per leggere ogni pagina sono necessari più dei 15 secondi modulari; il limite viene by-passato per mezzo del comando di “messa in pausa”, attivabile premendo il pollice su un qualsiasi punto dello schermo, in aggiunta la Mother suggerisce la stessa azione tramite la grafica.


Dunque, stimolante l’idea, accattivante la realizzazione, notevole il messaggio, ma come interpretare il superamento di quei 15 secondi? Vederlo come un vincolo che non sono riusciti a rispettare? O leggervi la consapevolezza che alcune azioni necessitano di un investimento, almeno in termini di tempo? E che dobbiamo sceglierlo attivamente noi, non nell’automatismo user-friendly delle stories? Ed ancora, se la volontà è quella di dare un ruolo gerarchicamente più rilevante al progetto, perché utilizzare per forza le stories e non un semplice post?Questa potrebbe essere la spiegazione tecnica della scelta delle NYPL di utilizzare le stories; inoltre ci sarebbe una spiegazione lessicale: pubblicare una storia allude chiaramente all’immaginario dell’editoria; infine potrebbe esserci una spiegazione etica operata per contrasto, relativa alla scelta di sfondare il limite dei 15 secondi entro cui una storia è proiettata.
In particolare considero questo contrasto capace di evidenziare la necessità di prestare maggiore attenzione agli input che ci arrivano, di fermarsi un secondo ed osservare meglio. La NYPL ha saputo considerare il social come uno strumento, una potenzialità, senza inginocchiarsi passivamente alle incoerenze che esso può contenere, come qualsiasi altro strumento.Post di Lavinia PedoneFoto Copyright: nypl – nypl/instanovels