Le Finestre sul mondo che si affacciano dentro di Matteo Pericoli

ArtobjectsIllustration

Nonostante io viva in un piccolo appartamento al piano terra che permetterebbe a qualsiasi vicino curioso di tenere monitorata la mia vita, quando scrivo devo per forza spalancare le tende e rinunciare alla privacy. I miei occhi e i miei pensieri detestano le barriere, perciò, se voglio iniziare e terminare un lavoro, sono costretta ad assecondarli lasciandoli liberi di uscire.

Ma che cosa guardiamo quando siamo alla ricerca di ispirazione? Oppure, in che modo la lasciamo libera dopo averla trovata? Dove si perde, dove si appoggia il nostro sguardo? E poi, conosciamo davvero quello che ci circonda? Scopro con piacere che questo mio non-limite non solo è qualcosa di comune, ma che esiste una persona che ha raccolto molte risposte a riguardo. Cinquanta ad essere precisi.Matteo Pericoli (architetto, illustratore, insegnante e molto altro) risponde a queste domande attraverso un disegno: la vista della sua finestra sull’Upper West Side a Manhattan.Con la voglia di curiosare altri occhi, lascia poi libera la domanda.

Finestre sul mondo. 50 scrittori, 50 vedute è la raccolta di risposte che ci fa fare il giro del mondo e che nasce dal desiderio di svelare la quotidianità che si trova al di fuori della nostra finestra.

Sorvoliamo Istanbul con Orhan Pamuk, New Delhi con Rana Dasgupt, il patio sudafricano di Nadine Gordimer e il giardino milanese di Tim Parks, tutto attraverso tratti sottili come i pensieri, che non hanno bisogno di finestre aperte ma solo di spinte leggere.
In questo modo Matteo Pericoli crea una riflessione collettiva collegata da un unico segno: il suo.

La mia finestra non è sempre la stessa, dipende dai gironi e dall’umore. È raro che ciò che vedo fuori abbia un reale, tangibile effetto su di me. Sono più spesso le domande che mi frullano per la testa, i dubbi o i pensieri, belli o brutti che siano, ad avere un effetto tangibile sul fuori e a rimbalzarmi indietro.
È come se il paesaggio esterno, l’insieme di cose fisiche che giacciono al di là del vetro, sia una proiezione del nostro paesaggio interiore.

-Matteo Pericoli

Non a caso Paolo Cognetti, in un capitolo particolarmente bello di Tutte le mie preghiere guardano verso ovest, il suo libro-ricettario su New York, sostiene che «dove si guarda c’è quello che siamo. Le parti di mondo che osservi più spesso sono quelle in cui riesci a rifletterti, le cose che ti colpiscono sono scoperte di te».

Matteo Pericoli sostiene che per riuscire a osservare e fare nostra una cosa sia necessario disegnarla, a mano libera e possibilmente al tratto. Ecco perché il disegno e non la fotografia per questo lavoro fatto di personale precisione e di “viste” condivise: mentre la fotografia mostra quello che c’è, la mano segna ciò che l’occhio sceglie.

Foto Copyright: MatteoPericoli

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Articolo di Gloria Perosin

Gloria Perosin

Nata e cresciuta a Venezia ma adottata dalla riviera romagnola. Diplomata in grafica e laureata in moda, non posso fare a meno delle parole, delle cose belle e del disordinare le idee.

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