5 scenari per immaginare il paesaggio urbano post digitalizzazione
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Il commercio è sempre stato l’elemento vibrante della vita nelle strade fin dalle prime civiltà, e mai come ora nella storia si era trasformato tanto. L’incremento dello shopping online, soprattutto oltreoceano, ha cambiato il modo di intendere i rapporti tra le persone e l’uso dello spazio urbano. Ancora una volta le nostre città, le nostre strade, si adatteranno alle novità. Sì, ma come?
Per il momento poche certezze, ma tanto spazio all’immaginazione.
I primi spunti arrivano da Toronto, dove lo studio Sidewalk ha immaginato cinque possibili scenari di come l’e-commerce impatterà il paesaggio urbano, in positivo o in negativo.Scenario 1: Mutable MarketsIl primo scenario, dall’impatto positivo, consiste in una tendenza che già incontriamo in varie città: quella dei pop-up stores. In questa visione i negozi a tempo, nati in risposta all’aumento degli affitti, diventerebbero la norma. Grazie ad un arredo tecnologico e flessibile, lo store si trasforma da negozio a bar in pochi minuti. Spazi radicalmente diversi possono coesistere, con più o meno risalto in base alla domanda. Tutto ciò sarebbe incredibilmente sorprendente e incentiverebbe una diversità di usi e quindi di utenti che porterebbe ancora più dinamicità e ricchezza alla vita urbana.

Scenario 2: (up)ScaledDecisamente meno positivo il secondo scenario, che prevede una affermazione crescente dei cosiddetti Flagship Stores, negozi nati con l’intento di rafforzare l’identità e il concept di un marchio. Questa affermazione avviene anche a livello di scala urbana, dove lo store si distingue soprattutto grazie alle sue dimensioni. Un Flagship store, situato nel cuore di un quartiere di piccolo o medio commercio, incoraggerebbe i suoi clienti d’elité a utilizzare lo spazio per una esperienza esclusiva, trasformando anche lo spazio pubblico in un’isola privata.

Scenario 3: Indie GuildIn questa vivace visione si potrebbe assistere all’associazione di diverse start-up locali emergenti in spazi dove poter creare le loro merci e venderle direttamente al consumatore. Ciò permettere la condivisione di attrezzature e macchine, come ad esempio stampanti 3D, consentendo un abbassamento dei costi e un coinvolgimento verso chiunque abbia voglia di collaborare e inventare.

Scenario 4: Truck-MartUn’immagine quasi apocalittica del commercio del futuro, dove i grandi marchi low cost abbandonerebbero definitivamente l’idea di negozio per localizzarsi in grandi magazzini in zone a bassa densità, specializzandosi solo in consegne a grande raggio. In questa maniera la magia della vita urbana in queste aree andrebbe persa per sempre.

Scenario 5: Community CommonsForse la più interessante tra le visioni proposte, consiste in un forte avvicinamento tra la sfera pubblica e quella privata. In questo scenario infatti, una sanzione fiscale imposta per i locali inutilizzati in pianta bassa incoraggerebbe la nascita di spazi guidati dalla comunità, che potrebbero utilizzarli o meno per fini commerciali. Di conseguenza la strada diventa luogo e veicolo imprescindibile di collaborazione e, in sostanza, un’estensione della sfera pubblica, aumentando i contatti e gli incontri tra vicini e non.

Foto Copyright: sidewalklabs