Quando il corpo dell’artista è parte dell’opera, le performances di Romy Yedidia
Artobjects • Art
Artista interdisciplinare nata a Tel Aviv nel 1990, Romy Yedidia esprime il suo linguaggio creativo in opere in cui spazia tra scultura, installazione, fotografia, body art e performance, facendo di se stessa un mezzo espressivo autonomo, per indagare il ruolo della donna nel mondo contemporaneo, tema centrale della sua pratica artistica, ribaltare i cliché sull’identità femminile, sulla sessualità, e lanciare un messaggio visivo contro le imposizioni culturali e gli stereotipi estetici.
In my works, I explore the relation between architectural elements and the female body. Questions of expectations, beauty, aesthetics and how those affect women’s own perception of themselves are reoccurring subjects. I explore my observation on these subjects through materials and techniques that are usually used in an architectural context.
– Romy Yedidia
Nell’installazione site specific Preserve Me, l’ideologia femminista della Yedidia, prende forma in un’azione artistica e in pezzi scultorei modellati sul suo corpo, quaranta calchi delle sue membra colti in pose diverse, spesso innaturali, con un forte significato simbolico e un preciso ruolo sociale, che con tono di denuncia, segnano il superamento degli inumani canoni di bellezza e di perfezione imposti, oggi più che mai, dalla società.
I’m standing straight with my arms stretched upwards, supporting the concrete ceiling. This column carries a burden and endurance of what is expected of me to be, perform, and stand for as a woman in the western society.
– Romy Yedidia
A fronte delle immagini martellanti che, quotidianamente, la pubblicità e i media ci propongono, di donne bellissime e statuarie, l’artista israeliana ha elaborato Preserve x 186, una serie di “abiti-scultura” foggiati su se stessa, che ancora una volta sono una critica feroce a questa comunicazione lesiva e dannosa, contro la mercificazione e strumentalizzazione del corpo femminile.
La performance concettuale in cento minuti, Objectify, è stata concepita come risposta della Yedidia alla concezione da sempre diffusa dell’inferiorità del gentil sesso, e diviene simbolo di “resistenza” della donna, con l’artista immobile con le braccia tese verso l’alto, sotto il peso doloroso di uno strato di gesso che le è fatto colare sulle spalle e lungo la schiena, in un momento storico in cui ancora certi vecchi pregiudizi sessisti sono duri a morire.Foto Copyright: Romy Yedidia – romyyedidia.com