Perfezioni provvisorie: Una casa più grande, di Mirtha
Lifeobjects • Culture
Vorrei tornare a quando eravamo soli appesi in quella stanza piccola.
Saranno stati sei metriquadri. C’era una finestra piccola che dava dritta su un tetto di questa strana città e si vedeva la luna la sera e il cielo azzurro la mattina tra le foglie degli alberi che avevano le foglie sempre.
Quando pioveva si sentiva tamburellare la pioggia attraverso le travi e le tue mani mi toccavano poco, ma mi riempivano il cuore.
Io ascoltavo la pioggia e le tue mani
E non ero capace di altro.
Prima di dormire mi ricordavi che per dormire avevi bisogno di girarti almeno trenta volte. Poi ti spostavi di poco e ti addormentavi come un sasso senza girarti nemmeno di un grado. La mattina mi svegliavo con te addosso, tu ti alzavi e lastanza era così piccola che non potevi alzrti per davvero del tutto quindi era un po’ come se dimenticassi sempre un pezzo a letto, con me. Quindi anche io mi dimenticavo un pezzo di me tra le lenzuola.
Cosi
Per non lasciarti solo.
Poi tu hai cambiato casa
Hai una stanza grande
Una finestra grande
Ma non si vede la luna
E io non sento la pioggia.