Perfezioni provvisorie: Roma – Milano, di Mirtha
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Non cercare scuse, mi dice.
Io non capisco, mi sono persa nella conversazione.
Mi sono persa tra l’odore della fine del weekend, quello di sudore e quello delle pizzette romane che la gente si è portata su questo treno veloce senzafermate tratta romamilano.
La domenica sera.
Sono schiacciata in uno scomodissimo posto finestrino con addosso il cappotto la felpa quattro libri.
Non ho nemmeno avuto il tempo di sistemarmi.
Avevano tutti fretta. Dico, quando sono salita. Avevano tutti fretta di salire.
Un po’ per l’aria rigorosa di Milano che già mentre varchi la soglia di Romatermini ti entra nelle narici, un po’ per evitare di cambiare idea e – al fischio del capotreno – decidere di rimanerci a Romatermini.
Al posto di salire su quel maledetto treno.
E tornare a Milano.
Dammi un buon motivo per continuare a parlare con te, dice.
Non ne ho.
Non ne ho mai avuti – e lo sai.
La tratta romamilano mi schiaccia sempre. Mi faccio il viaggio con la schiena appiccicata al sedile, il ginocchio piegato tra la pancia e il tavolino, con il piede appoggiato sotto la coscia.
Guardo fissa il buio fuori dal finestrino.
Leggo il libro che mi hai detto di leggere e che non so se mi piace.
Come tornare.
Non so mai se mi piace.
Non lo so mai.
A te piace tornare?
Ma dove?
A casa
Da dove?
Dai posti
Ma che ne so, dipende.
Da cosa?
Mi stai facendo il gioco delle domande?
No che non lo sto facendo, il gioco delle domande.
Io odio e amo tornare.
Ma in realtà odio e amo un sacco di cose.
Come tornare.
A te piace tornare?
Ancora?
Si, sempre.
Si mi piace tornare. Quando torno da te.