Perfezioni provvisorie: Puntoacapo, di Mirtha

LifeobjectsCulture

La tua nuova ragazza ha il mio stesso nome.

Pensavo non mi facesse nessun effetto e invece non ti ho ancora perdonato.
Cazzi miei.
Vero? Si rispondi.

Vero, confermo e sottoscrivo per integrale accettazione. Confermo e sottoscrivo per tutto quello che c’è stato e non c’è stato.

Io li odio i capitoli delle cose. Quelli che si chiudono quelli che si aprono quelli che finiscono. Poi per carità, nel mezzo della lettura mi perdo, ci sguazzo, mi riempio la bocca le mani e il cervello, di tutte quelle cose che succedono là, nel mezzo. Respiro a pieni polmoni, corro, torno indietro salto le parole le riprendo guardo il panorama, mi rilasso mi addormento mi innamoro.
Poi a un certo punto arriva, sbam, la fine del capoverso. E non ne comincia un altro. Avete presente? Punto a capo.

A capo
Niente.

Pagina intenzionalmente lasciata in bianco, vuota scarna di quel colore che hanno solo i libri, senza una parola o un segno, un tratto una macchia lasciata dal caffè caduto all’autore mentre distratto rispondeva a una telefonata a cui avrebbe preferito non rispondere.

E che a dirla tutta avrebbe preferito non ricevere.

Interruzione brusca, fiato spezzato, il libro lo abbandoneresti sotto il divano a prendere la polvere che si merita a macerare in pace senza alzare mai più un dito ma poi, sbam, si gira pagina.

I personaggi della pagina dopo (dopo tutto quel vuoto – intendo) sono solitamente diversi, è diversa la scena sono diverse le stanze le posizioni delle cose delle mani e dei volti. Gli sguardi.
Le prime quattro righe sono per lo smarrimento completo. Chi sono queste persone cosa stanno dicendo, di cosa stiamo parlando. C’erano anche prima del capitolo prima? Dico prima di quel bianco non bianco, del vuoto intenzionale, della mancanza di respiro – Erano lì?

Mi guardavano così?

Poi si riprende il ritmo, piano a caso e in silenzio, in pigiama col trucco colato ingrassati e stanchi magri e infelici, con la primavera che puzza di novembre e una pizza avanzata nel cartone accanto alla finestra e le voci del vento
Torna il centro del capitolo. Dimenticarsi di tutti quelli brutalmente interrotti con un salto nel vuoto.
Arriverà anche la fine di questo. Potrebbe essere l’ultimo del libro.

La tua fidanzata porta il mio nome.
Ma in fondo potrei essere io a portare il suo.

Spazio

A capo
Pagina bianca.

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Tag: Perfezioni provvisorie.
Articolo di Mirtha

Mirtha

Non siamo mai più fedeli a noi stessi di quando siamo incoerenti.

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