L’imperdibile Museo Castelvecchio di Carlo Scarpa a Verona
Archiobjects • Architecture
Arrivando dal ponte, completamente ricostruito nel dopoguerra dopo essere stato fatto saltare dai tedeschi durante una ritirata, si accede nella corte interna della fortezza, un luogo fuori dal tempo dove si trova l’ingresso del Museo Castelvecchio di Carlo Scarpa.
Il percorso è istintivo. Subito gli occhi viaggiano spostandosi da un soggetto all’altro, e vanno a posarsi sulla scultura del Can Grande della Scala e sulle opere esposte all’esterno.
S’intraprende l’unica via percorribile. È lunga 30 metri o poco meno, e in questo spazio continuiamo a guardarci intorno, in silenzio ; mentre stiamo arrivando all’ingresso ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando, è come se ci sentissimo più alti. La sensazione è dovuta all’effetto della vegetazione che man mano che noi avanziamo, lei si abbassa.
Si entra nel Museo Castelvecchio. La successione di stanze è delle più classiche della tipologia dei musei. Ma i serramenti, le lampade, i supporti per le opere sono tutte nate dal genio di Carlo Scarpa. Il pavimento non è mai collegato direttamente alla parete, quasi a non voler dar fastidio, quasi a voler lasciare un minimo di gioco nel caso si volesse spostare o se noi con la nostra immaginazione non riuscissimo a tenere ferme le pareti.
Gli archi fanno da filtro tra una stanza e l’altra. Notiamo la trave principale che divide in due la copertura e sembra indicarci la via da percorrere.
Il percorso procede per tutta l’esposizione senza intoppi, lasciandoci più volte senza parole, portandoci persino sulle mura di cinta, in una successione di spazi magistralmente curati.
Se si è architetti, designer o semplicemente amanti delle cose fatte bene, una visita al Museo Castelvecchio di Carlo Scarpa è assolutamente obbligatoria.
Foto Copyright: Luca Onniboni