Letizia Battaglia: Per pura passione. Al MAXXI di Roma uno spaccato della società Italiana
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A Letizia Battaglia, una delle più grandi e talentuose fotografe italiane è dedicata una personale presso la Galleria 1 del MAXXI di Roma.
La mostra, curata da Paolo Falcone, Margherita Guccione, Bartolomeo Pietromarchi e in corso fino al 17 aprile 2017, permette di ripercorrere la vita della grande fotografa, che ha iniziato la sua vita lavorativo-artistica “per pura passione” all’età di trentaquattro anni, collaborando con il giornale palermitano “Ora”, su cui pubblica, nel 1969, il suo primo servizio dedicato alla prostituta Enza Montoro.

Nel 1970, a seguito della fine del suo matrimonio, parte per Milano e inizia a lavorare per varie testate. Questa esperienza, tra il 1971 e il 1974, segna profondamente la futura carriera di Letizia Battaglia, che inizia a scattare cercando di catturare la personalità, la verità nuda delle cose e delle persone.
I ritratti di Pierpaolo Pasolini ritraggono la sua capacità di imprimere sulla pellicola gli stati d’animo e le emozioni da lui vissute, come anche le immagini che ritraggono i pazienti dell’ospedale psichiatrico di Palermo, fanno rivivere i volti e le espressioni dei protagonisti di quegli scatti. Presenti, per la prima volta dopo trent’anni, i filmati di“Festa d’agosto e Vatinni”, che raccolgono l’intensa attività svolta attraverso i laboratori teatrali curati da Letizia Battaglia con la “Real Casa dei Matti”.


Il percorso espositivo esalta il lavoro fotografico di Letizia Battaglia, creato insieme a Franco Zecchin per l’”Ora”, il quale si è contraddistinto non solo per il suo impegno sociale, denunciando e ritraendo gli anni di piombo e la mafia, ma soprattutto per aver dato voce alla donna e alla sua condizione, esaltandone la sensibilità, il dolore e le difficoltà della vita.

Percorrendo le sale della mostra, si conosce anche l’impegno svolto da Letizia Battaglia nel campo dell’editoria.
Nel 1986 la pubblicazione del primo e unico numero di “Fotografia”, rivista dedicata espressamente alle donne fotografe, a dicembre dello stesso anno la pubblicazione di “Grandevù. Grandezze e bassezze della città di Palermo”, che diventa punto di riferimento per i temi di politica, ambientali e sociali della città.
Nel 1991 “Mezzocielo”, rivista presente ancora oggi, fatta da donne per le donne.
Nel 1992 prende vita il progetto delle edizioni della Battaglia, come risposta agli attentati di Falcone e Borsellino, dalle cui pubblicazioni, seppur differenti per obiettivi e formati, emerge l’impegno politico e culturale profuso da parte della fotografa.


In mostra, inoltre, sono presenti provini delle fotografie e video attraverso cui è possibile conoscere l’artista e la sua concezione della fotografia come strumento per raccontare la realtà, per immortalare e conservare nella memoria le tante vittime innocenti della mafia e il dolore generato da tale violenza e la ferma convinzione che l’impegno sociale rappresenti la chiave del cambiamento.
Meravigliosa è la prospettiva che si apre allo spettatore alla fine della prima parte della mostra: un’enorme sala in cui è presente l’installazione “Anthologia”, che raccoglie la summa del lavoro di Letizia Battaglia: più di centoventi scatti in bianco e nero di uguale grandezza, formato volutamente scelto dai curatori.

Attraversando le foto come in un labirinto, è possibile rivivere uno spaccato di società italiana, in particolar modo quella siciliana caratterizzata da tanto sangue, ma anche da tradizioni, feste, amore, giovani e bambini.

Il ritratto della vedova del poliziotto della scorta di Falcone, è un esempio sublime del talento e della capacità di una grande artista come Letizia Battaglia, che ha saputo partecipare al dolore e alla vita dei suoi protagonisti, riuscendo ad immortalare l’anima sulla pellicola…per pura passione.
