L’arte femminista di Misha Japanwala
Artobjects • Art
In Pakistan, lo status delle donne risulta, ancora oggi, drammaticamente subordinato al dominio maschile. Questa posizione di disonorevole inferiorità affligge in modo particolare quelle appartenenti alle classi sociali più basse, le meno istruite e quelle che abitano nelle zone rurali, schiave di un sistema di pratiche tribali e di leggi disumane, che le vuole invisibili, prive d’identità; istruzione, lavoro, diritti politici e civili sono preclusi.
Essere donna in Pakistan significa ribellarsi, ogni giorno, alla segregazione e all’oppressione, battersi per conquistare il diritto alla vita. L’arte è un mezzo potentissimo per far sentire la voce di queste donne.
L’artista Misha Japanwala, nata a Londra, ma cresciuta a Islamabad, dove ha vissuto sulla propria pelle la tragica condizione femminile in Pakistan, ha realizzato “Azaadi”, una serie di opere tra scultura, moda e performance, che descrivono, in senso figurato, questo stato di disparità di genere e di estrema debolezza.
I lavori della Japanwala sottendono un messaggio intimo e viscerale, raccontano storie di ordinarie barbarie, di spose-bambine, di marginalizzazione umiliante, ma anche di coraggio e di lotta per l’emancipazione, come suggerisce il titolo del progetto, che in lingua Urdu, significa “libertà”.
L’artista ha creato una collezione di abiti – scultura, composti da busti in gesso plasmati sul proprio corpo nudo – che una modella indossa, come una guerriera amazzone, a guisa di armatura – da gonne drappeggiate di tulle e organza, e dai calchi delle mani di tutte le donne che ha incontrato, che con lei hanno condiviso le loro esperienze e sofferenze, e di cui si è fatta portavoce.
Queste mani, che cingono l’indossatrice come fossero degli accessori, dei gioielli antropomorfi, la proteggono simbolicamente dalla violenza e dalla brutale misoginia, rappresentano una levata di scudi per rompere il silenzio e stigmatizzare le offese e gli oltraggi subiti, perché nascere donne non sia più una condanna, ma un dono.
I wanted to use casts of my own body as vessels to highlight the strength of the women who weren’t afraid to fight to live on their own terms, and also, the fragility that comes with being an outspoken woman in Pakistan.
– Misha Japanwala
Foto Copyright: Misha Japanwala – @misha_japanwala