L’acronimo sul perché non crediamo alla crisi climatica
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La prima volta che ne ho sentito parlare è stato leggendo la recensione di un saggio di George Marshall – Don’t Even Think About It: Why Our Brains Are Wired to Ignore Climate Change – dove Marshall interpella una serie di personalità, tra cui lo psicologo comportamentale di Harvard Daniel Gilbert, per capire perché la maggior parte delle persone anche sentendosi in colpa per il cambiamento climatico, non faccia nulla a riguardo.
PAIN, dolore, è l’acronimo coniato da Gilbert e sta per Personal, Abrupt, Immoral/Indecent e Now e indica come l’uomo sia in grado di reagire solo ad alcuni tipi di minacce.
Come spiega Sebastiano Santoro sulla rivista, che vi invito a seguire e supportare, duegradi.eu, l’uomo si spaventa “solo quando la minaccia che deve affrontare è personale, cioè ci interessa direttamente e può essere ricollegata all’iniziativa di un’entità specifica; improvvisa, ovvero quando presuppone un cambiamento repentino; immorale, dunque quando è intesa come qualcosa di indecente o disgustoso; e attuale, ossia quando interessa il presente o l’immediato futuro.”
Tutte queste condizioni devono essere in qualche modo soddisfatte affinché le persone agiscano , affinché la percezione del dolore, PAIN appunto, sia inevitabile. Ma la crisi dovuta al cambiamento climatico non soddisfa nemmeno una di queste condizioni.
Una delle grandi criticità legate alla percezione della crisi climatica è che sembra sempre che stia accadendo a qualcun altro e in un futuro non così prossimo. Anche se i paesi in via di sviluppo ne stanno subendo l’impatto diretto già ora, non ce ne preoccupiamo troppo perché non sta accadendo direttamente a noi e perché sta succedendo a migliaia di chilometri di distanza.
La nostra posizione estremamente privilegiata deve però farci comunque pensare che le conseguenze di quello che sta succedendo si ripercuoteranno anche su di noi.
Il cambiamento climatico è difficile da affrontare perché è una perfetta combinazione di problemi e qualsiasi decisione su come affrontarlo coinvolge scienza, tecnologia, diritti umani, ideologie ed economia.
La crisi per il cambiamento climatico è la più grande sfida che l’umanità deve fronteggiare ed è nei momenti di sfida come questo che è essenziale che ci sia un senso di scopo comune, per difendere il nostro pianete con la passione necessaria.
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