La cupola di seta che abbatte la barriera tra tecnologia e biologia. Il Silk Pavilion di Neri Oxman

ArchiobjectsArchitecture

È possibile accorciare le distanze tra due mondi – apparentemente – molto distanti come la tecnologia e la biologia? La designer Neri Oxman e il Mediated Matter Group of Research, da lei fondato, del MIT Media Lab hanno dimostrato di sì.

Se pensate che, i architettura, prendere spunto dall’operato della natura per creare nuove strutture sia ormai scontato e superato, ricredetevi: il Silk Pavilion – letteralmente, “Padiglione della Seta” – vuole dimostrare a tutti noi che ci sono ancora molte inesplorate nel mondo che ci circonda, a partire proprio dagli esseri viventi più piccoli che tendiamo spesso ad ignorare.

Si tratta di una struttura metallica, composta da 26 pannelli in acciaio, sulla quale dei robot hanno creato un dedalo di fili intrecciati e completata da 6.500 bachi da seta lasciati liberi di agire sullo scheletro del padiglione. Grazie al loro istinto naturale queste creature, cieche per natura, si sono trasformate in “stampanti 3D biologiche”, per usare una citazione proprio della Oxman, capaci di realizzare un materiale – la seta – che è sorprendentemente resistente e adatto per essere riutilizzato nell’edilizia ricoprendo interamente la struttura iniziata dai robot, completandola.

Sensibili alle condizioni spaziali e ambientali, tra cui la forma geometrica della struttura e le variazioni naturali di luce e calore, i bachi da seta si sono autonomamente spostati verso le zone più scure del padiglione, ottenendo come risultato una copertura totale ma disomogenea dello scheletro d’acciaio.

La ricerca ha dimostrato l’estrema sensibilità dei bachi dimostrando il loro essere creature in grado di “calcolare” e riorganizzare il proprio percorso sulla base di sollecitazioni esterne.

Una volta che i bachi ebbero ricoperto l’intera struttura, vennero rimossi e trasferiti in un laboratorio protetto in cui, seguendo la loro naturale evoluzione, si sono trasformati in falene le cui uova (potenzialmente circa 1,5 milioni) darebbero vita a un numero di bachi da seta tale da poter realizzare altri 250 padiglioni come quello dell’esperimento della Oxman.

Grazie a questo ambizioso esperimento si è giunti alla conclusione, nient’affatto scontata, che la natura è perfettamente in grado di stare al passo con l’innovazione tecnologica e che, anzi, è innovativa e all’avanguardia da molto più tempo di noi. Perciò davvero cominceremo a utilizzare i fili di seta come materiale edilizio? Forse, o forse no, ma ciò che conta è che, come ha dimostrato il Silk Pavilion, l’ecosostenibilità è possibile in ogni ambito.

Foto Copyright: mediatedmattergroup.com

Unisciti ad una grande community
segui OBJECTS.
Tag: Neri Oxman.
Articolo di Giulia D'Alberto

Giulia D'Alberto

Ho 23 anni, mi sono laureata triennale in storia dell'arte all'Università degli studi si Siena e attualmente sono iscritta a un corso di laurea magistrale in arte e valorizzazione allo IULM di Milano

Scopri altri post
Il rifugio eco-sostenibile nei Pirenei progettato da Snøhetta

Il rifugio eco-sostenibile nei Pirenei progettato da Snøhetta

“Hidden Beauty”, i paesaggi urbani di Sandra Jordan

“Hidden Beauty”, i paesaggi urbani di Sandra Jordan

Studio Pizzi vince il Premio Italiano di Architettura 2024 con la Cantina Ceresé

Studio Pizzi vince il Premio Italiano di Architettura 2024 con la Cantina Ceresé

Autoritratti a La Muralla Roja di Helin Bereket

Autoritratti a La Muralla Roja di Helin Bereket

Beirut nelle fotografie di Serge Najjar

Beirut nelle fotografie di Serge Najjar

Il nuovo che esalta l'antico nel cimitero di Mount Auburn

Il nuovo che esalta l’antico nel cimitero di Mount Auburn

Leggi e guarda tutto il resto nelle categorie Designobjects, Artobjects, Fashionobjects, Archiobjects, Ecoobjects e Lifeobjects.

Iscriviti alla newsletter

Ho letto la Privacy policy e acconsento al trattamento dei dati