Josef Albers e le interazioni dei colori
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Josef Albers è stato un creativo, insegnante e teorico che per tutta la vita ha indagato e cercato di mettere in evidenza l’instabilità e l’ambiguità delle forme. Forme che la pittura convenzionale prima di lui reputava perlopiù statiche. Ha tradotto le sue idee e i suoi studi in semplici modelli geometrici astratti, per cui ha fatto uso quasi esclusivamente dei colori primari – lo scopo era quello di indagare e di far riflettere sugli effetti della percezione.
“Io non insegno arte, ma filosofia e psicologia dell’arte. Non insegno a dipingere ma a vedere, (…) ad aprire gli occhi. Questo è diventato il motto di tutto il mio insegnamento”.

Cenni biografici sulla vita di Josef Albers
Josef Albers nacque il 22 marzo 1888 a Bottrop, una piccola città tedesca nei pressi di Dusseldorf. Dopo aver studiato pittura a Berlino, Essen e Monaco di Baviera, nel 1920 entrò nel Bauhaus a Weimar. Nel 1925, quando il Bauhaus si trasferì a Dessau, ne divenne un professore.
Quando il Bauhaus fu chiuso, a causa della repressione nazista, Albers emigrò negli Stati Uniti insieme a molti altri architetti, designer e artisti. Nel ’39 divenne cittadino americano e insegnò in Carolina del Nord fino al 1949. Continuerà ad insegnare per altri 10 anni, nell’Università di Yale nel New Heaven, dove morì poi il 26 marzo del 1976.
Nel corso della sua vita tenne numerosi incontri e scrisse diversi libri e articoli in cui cercò di svelare quanto più possibile la logica della percezione che governa i colori.
La sua carriera gli diede modo di lavorare ed insegnare insieme a numerose figure artistiche del ‘900. Collaborò anche con alcuni artisti italiani come Getulio Alviani, e insegnò, tra gli altri, a ad allievi come Richard Anuszkiewicz, Alan Fletcher, Eva Hesse, Robert Rauschenberg, Kenneth Noland, Robert Motherwell, Ray Johnson e Susan Weil.

“Io non insegno arte, ma filosofia e psicologia dell’arte. Non insegno a dipingere ma a vedere, (…) ad aprire gli occhi. Questo è diventato il motto di tutto il mio insegnamento” – Dichiara in un’intervista del 1969.
Per tutti coloro che vennero dopo di lui, Josef Albers pose le basi per lo sviluppo dell’arte non oggettiva durante e dopo il momento dell’espressionismo astratto. Ancora oggi le sue creazioni vengono tenute in considerazione da grafici e visual designer, nonché dai pochi architetti che lo conoscono e ne riconoscono l’immenso valore teorico.
Le opere principali di Josef Albers: la serie “Omaggio al quadrato” e il libro “Interaction of color”.
La sua serie più nota, “Omaggio al quadrato” (serie cominciata nel 1949 di cui realizzerà più di 1.000 versioni), utilizza dei semplici quadrati ripetuti e sovrapposti al solo fine di esplorare sistematicamente le innumerevoli possibilità di effetti visivi e di percezioni che possono essere ottenuti dall’accostamento di colori e forme. Le diverse tonalità e le diverse figure in relazione tra di loro creano effetti ottici a profondità diverse talvolta.
Grazie a questo suo impegno sia nel campo artistico creativo, sia nel campo dell’insegnamento – che prevedeva anche un profondo lavoro di teoria poi tramutata in scritti e libri – Josef Albers si è dimostrato l’interprete principale del ‘900 del linguaggio pittorico dei colori, influenzando lo sviluppo dell’arte moderna – specialmente nel campo della pittura e nelle varie sfumature del minimalismo – negli Stati Uniti tra gli anni ’50 e ’60. Il suo libro “Interaction of color” ha proposto l’analisi più completa ed approfondita per quanto riguarda la funzione e la percezione dei colori.
