I ritratti glamour di Nickolas Muray

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L’America, terra di libertà, “fabbrica di sogni” e di speranze, patria del divismo e dell’emancipazione femminile, del grande cinema e delle starlette intramontabili che hanno popolato la fantasia di milioni di spettatori.

È il mondo patinato raccontato nei ritratti di Nickolas Muray, quintessenza del fotografo commerciale, il seduttore delle “divine” di Hollywood. L’ungherese squattrinato che, dall’agosto del 1913, quando arrivò sul molo di Ellis Island, a New York, armato solo di un piccolo vocabolario di lingua inglese e venticinque dollari, all’anno della sua morte (1965), immortalò tutto e tutti, dal presidente degli Stati Uniti a Marylin Monroe, passando per Charlie Chaplin, Greta Garbo, Elizabeth Taylor, Marlene Dietrich, Martha Graham, Claude Monet, e molti altri ancora, lasciando un segno memorabile nella storia della fotografia del XX secolo.

Muray è stato uno dei fotografi più innovativi e intriganti del Novecento, con la tecnica carbro (carbone e bromuro) ha introdotto la fotografia a colori naturali nei settori della moda e della pubblicità, quando si credeva fosse ancora un’impresa irrealizzabile. Le sue immagini, che si tratti di una campagna pubblicitaria per l’ultima marca di una zuppa di piselli, o un servizio di moda per la rivista Vogue, hanno colori belli e scintillanti, una luminosità ammaliante e una fedeltà cromatica mai sperimentata prima, tale da far sembrare le sue donne più affascianti di quelle vere, e i suoi cibi più succulenti.

I ritratti di Muray mostrano l’estrema abilità empatica del fotografo di avvicinarsi al soggetto per cogliere l’essenza della sua anima attraverso l’obiettivo della macchina fotografica.

Ogni scatto è il frutto di un lavoro di estrema ricercatezza, il più piccolo dettaglio è studiato per potersi accordare perfettamente all’interno della composizione, dagli sfondi agli abiti, al trucco degli attori. Così nascono campagne pubblicitarie che hanno fatto la storia, come quella per la Coca – Cola Company con Claudette Colbert e Frederic March, o per la Lucky Strike e la Camel, e le sue leggendarie fotografie alle grandi dive del cinema, fra tutte, Marylin Monroe, ora in veste di svampita ragazza di campagna, con una blusa scollata e un cesto di mele rosse, ora conturbante femme fatale, fasciata in un bustier di pizzo nero, languidamente distesa su una chaise longue, accanto a una composizione di frutta.

E poi Frida Kahlo. La dea di Coyoacan, amante segreta di Muray per circa un decennio. Frida bellissima e fragile, Frida mentre fuma una sigaretta con sguardo fiero, con i suoi coloratissimi vestiti floreali, e i capelli avvolti in grandi nastri di seta, Frida regina del mondo sui grattacieli di New York, dolce compagna nella camera da letto della Casa Azul.

Ammetto che le bionde sono la causa di molti ingorghi del traffico, ma la mia esperienza nel fotografare le donne e nel guardarle mi ha convinto che i colpi al cuore più duraturi vengono dalle brune. Vi garantisco che le bionde soddisfano i canoni di bellezza convenzionali, ma per avere una bellezza che cattura di solito ci vuole una bruna. La bellezza è abbastanza ben distribuita, ma è certo che ci sono più belle donne in America che in qualsiasi altro posto: più bei visi, più belle figure – e io credo che il più efficace sia il tipo Fifth Avenue: usa meno make-up, e lo usa più sapientemente.

– Nickolas Muray

Foto Copyright: Nickolas Muray – nickolasmuray.com

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Tag: Nickolas Muray, Portraits.
Articolo di Alessia Cortese

Alessia Cortese

Fotografa freelance. Aspirante giramondo. Perdutamente innamorata di Max Ernst, Jane Austen e Georgia O'Keeffe. La musica è il mio pane quotidiano.

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