E se i brand fossero abruzzesi?
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Spesso sentiamo dire che le domande sono più importanti delle risposte. E’ palesemente un’iperbole, ma ciò che è vero è che, a volte, queste giocano un ruolo chiave.
E se i brand fossero abruzzesi? Questa è la domanda che sta dietro al progetto proudly made in Abruzzo di Sparagn e Cumbarisc ed a porsela è stata una giovane grafica vastese innamorata della sua terra, con l’obiettivo di tradurre o trasporre i brand famosi in parole e detti che accomunano il popolo “forte e gentile”.Anastasia Massone racconta che in un periodo di magra, durante il quale i genitori erano fuori Vasto e lei aveva esaurito le t-shirt nell’armadio, si prese la libertà di non fare la lavatrice, un po’ alla Calcutta di “Frosinone” (“Non ho lavato i piatti con lo Svelto, è questa la mia libertà”), e così abbia avuto l’illuminazione: stamparsi magliette da sé e farle con il piglio ironico che la contraddistingue.
Un briciolo di pigrizia e tanta creatività possono dare luogo ad esiti stupefacenti ed in questo caso hanno dato i natali al brand “Sparagn e Cubarisc”, che in abruzzese sta a dire “Fai bella figura risparmiando”, proverbio che affonda le radici in una mentalità d’altri tempi che portava a massimizzare col poco a disposizione.
Il processo è elementare, ma estremamente funzionale nell’epoca dei meme: a partire da brand famosi, Anastasia Massone ha trasformato logotipi e pittogrammi in nuovi cult abruzzesi. Non si è fermata all’abbigliamento, ha spaziato anche nell’oggettistica e nella cancelleria, fino all’ultima uscita della borraccia eco-friendly, o come direbbe lei eco-fregny, prendendo spunto dal termine abruzzese “fregno” con cui solitamente si fa un apprezzamento equivalente a “figo”.








L’idea è vincente, ma un grosso contributo alla diffusione è derivato dall’uso dei social, l’habitat in cui il progetto è potuto diventare virale; qui, alle intuizioni di Massone, bisogna affiancare le doti di Francesco Malatesta, un giovane sviluppatore vastese animato da un’illimitata curiosità ed una passione per le sfide. Con Malatesta, il progetto ha preso una direzione più professionale, raggiungendo l’equilibrio tra spontaneità e strategia; lui da più di un anno cura tutti gli aspetti legati all’E-commerce e al Marketing. Per entrambi “Sparagn e cumbarisc” è un progetto collaterale alla loro vita professionale, ciononostante Massone è in continuo aggiornamento professionale e Malatesta in costante sperimentazione.
L’esito principale dell’attività è stato quello di ravvivare un sentimento di appartenenza ed orgoglio, che agli abruzzesi sembrava ormai mancare. Questa fierezza delle proprie origini e della propria cultura evidentemente era latente, ma necessitava di tornare a galla in una configurazione svecchiata e vicina anche ai giovani; non a caso i marchi messi nel mirino del progetto, sono quanto di più pop nella cultura di massa che viviamo. Tutto questo ha messo in moto un network attivo di persone che manda cartoline virtuali da ogni parte del mondo e il cui fattore comune è un oggetto “Sparagn e cumbarisc”, che sia l’adesivo, che sia la maglia “Ndundì” ispirato alla “Nutella” (Ndundì=intontito) o la felpa “Majelletta” ispirata a quelle “Patagonia”.
Paradossalmente sono gli stessi utenti a partecipare alla campagna pubblicitaria di “Sparagn e cumbarisc” ed a costituire parte attiva nella caratterizzazione dell’identità di questo brand; è proprio in questo coinvolgimento del cliente/collaboratore in un processo partecipato di ridefinizione della forma della tradizione che rileggiamo l’essenza immutata dell’abruzzesità e con ottimismo rinnovato guardiamo al suo evolvere.Post di Lavinia Pedone
Foto Copyright: Sparagn e Cumbarisc – @sparagnecumbarisc