Á means river, l’Islanda attraverso gli scatti di Luca Arena
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Tra la luce che si spegne e l’inizio del giorno, ho conosciuto posti dove non fanno rotta le navi, non esistono treni e non circola nessuna auto, dove un semaforo giallo significa rallenta e non accelera.
Senza spingersi e senza strattonarsi, qui vivono bambini, uomini e donne. Sotto la luce islandese hanno lo stesso aspetto e condividono calore e speranze in una piscina al neon, nella città tutte uguali ma con un nome diverso.
Dei ragazzi fanno a gara a spingere un carrello della spesa, una madre compra solo cibi con scatole colorate e un anziano si immerge in una pozza d’acqua calda a 41°. In un oceano di colori e in un mare di strade vuote, non ho nessuna idea di dove fossi io o di dove sarò alla loro età.
Come fotografare l’Islanda senza necessariamente rappresentarla per quello che è (bellissima)?
In 13 giorni e 2994 Km percorsi, ho cercato di rompere lo specchio e non raffigurarla come la terra dei fiumi, dei vulcani e degli sconfinati ghiacciai, ma fotografandola in maniera del tutto inusuale e asettica, cosicché, per una volta, possiamo allontanarci dall’esplosione della natura e vivere nei colori, dando voce alla minoranza dell’isola: l’uomo.
Post di Luca ArenaFoto Copyright: Luca Arena