Trasfigurazioni urbane. L’artista Livio Ninni si racconta

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Livio Ninni, artista contemporaneo, poliedrico e unico nel suo genere – in mostra fino al 31 agosto presso il nuovo spazio espositivo Quazàr (Faenza) con la mostra MUTATION. Urban Material, curata da Arkey Lab -, si racconta ai lettori di Objects.

Maria Chiara Wang: Ciao Livio, inizierei la nostra chiacchierata parlando della tua formazione.

Livio Ninni: Mi sono avvicinato alla fotografia al terzo anno delle superiori dell’istituto tecnico; da autodidatta ho imparato le basi tecniche del digitale. Dopo il diploma mi sono iscritto al corso di laurea in Scienze della Comunicazione frequentando corsi di fotografia avanzata e di grafica multimediale. Durante l’università ho iniziato a lavorare come assistente in un importante studio fotografico di Torino, così – avendo trovato la mia strada – ho abbandonato gli studi per dedicarmi totalmente alla fotografia e alla grafica come professionista. Questi due aspetti, uniti all’arte urbana, contribuiscono tuttora alla mia ricerca artistica.MCW: Perché definisci i writers come ‘eroi della strada’? Cosa ti affascina e attrae della Street Art e della ‘urbanità’?

LN: I primi approcci al mondo dei graffiti sono avvenuti alle superiori, più che altro come spettatore, iniziando ad appassionarmici. Crescendo, la passione per la fotografia ha fatto nascere in me la voglia di documentare l’arte urbana. Ho iniziato, quindi, a contattare vari artisti e ho concretizzato il mio primo reportage ad una crew torinese, i Truly Design, raccontando la realizzazione di un anamorfismo al Parco Michelotti di Torino. Inizialmente ho trovato molto accattivante il fattore estetico, come i colori e le dimensioni, in seguito l’azione in sé ha alimentato la curiosità di capire cosa c’è dietro ad un muro: lo studio, la preparazione, l’idea, la ricerca, gli strumenti e come questi elementi abbiano la particolare forza di interrompere la monotonia grigia delle nostre città.

MCW: Mutazione, trasformazione, decadenza, residualità: perché e in che modo e con che scopo la tua indagine artistica si sofferma su questi temi?

LN: Sicuramente l’arte urbana è stata l’elemento principale che mi ha portato ad iniziare e a sviluppare la mia ricerca artistica. Dal 2016 circa ho cominciato a girare in varie città italiane, documentando l’azione di diversi artisti e molte volte mi sono ritrovato in
fabbriche, industrie e strutture abbandonate. Questi luoghi oltre ad avere un fascino dovuto, immagino, al loro passato e a come il tempo li abbia trasformati, sono locations utilizzate spesso dagli artisti per realizzare le loro opere. Proprio questo concetto di mutazione nel tempo, la continua trasformazione delle nostre città, tra edifici in decadenza e nuovi grattacieli, penso faccia parte del contesto urbano nel quale la maggior parte di noi vive, tra il grigio del cemento e la ruggine del ferro. La inconsapevole sensazione di oppressione che la città può dare, mi ha spinto a creare una nuova versione di questi paesaggi, tentando di riportarli su supporti urbani, come legno e ferro, decontestualizzandoli e dando loro una visione più “creativa”, cercando di denunciarne la pesantezza e al tempo stesso semplificandoli con elementi grafici.MCW: Che ruolo riveste l’aspetto ‘artigianale/manuale’ della lavorazione della materia nel tuo lavoro?

LN: Sono due aspetti importanti del mio lavoro. Utilizzo supporti di legno e ferro, per ora, per potermi avvicinare al materiale urbano; ho scelto di impiegare la tecnica del trasferimento fotografico perché mi permette di lasciare intravedere il supporto e di percepirlo. Gli elementi pittorici stanno diventando sempre più fondamentali nella mia ricerca, mi aiutano ad evidenziare il rapporto tra i contesti urbani e la loro mutazione nel tempo.

MCW: Che importanza assumono il segno grafico e il dato architettonico nelle tue opere?

LN: Le strutture, gli edifici, i paesaggi cittadini che fotografo sono il soggetto principale delle mie opere attuali. Sicuramente le mie esperienze e i miei studi mi portano a conferire una certa attenzione anche all’aspetto grafico che piano piano ho iniziato ad integrare
all’interno della composizione delle opere, cercando un legame con le architetture che trasferisco sul supporto. Seguendone le prospettive, le linee e i dettagli creo delle geometrie all’interno dello spazio dell’opera che vanno a legarsi a delle forme ad acrilico più casuali, come se stessero trasformando lo sfondo e la base dell’opera.MCW: In che modo il video integra e supporta la tua arte?

LN: Il video ho scoperto di recente essere uno strumento utile per il mio lavoro, soprattutto per la tipologia di opere che realizzo.  Grazie al video posso far capire a grandi linee cosa c’è dietro una mia opera. Posso far comprendere che ci sono vari passaggi, vari livelli, diversi strumenti, diverse tecniche e che l’unione di tutto questo mi consente di ottenere il risultato voluto e di comunicare ciò che desidero.MCW: In che modo le tue immagini svolgono una funzione documentaristica?

LN: Il reportage è il modo migliore per vedere e scoprire nuovi spazi, nuove città. Mi permette di realizzare nuove immagini da utilizzare per le mie opere e soprattutto è per me fonte di ispirazione. Da qualche mese questi reportage sono stati raccolti in un mio unico progetto che si chiama RESIDUI: una photozine, che racconta strutture e contesti urbani e che parla di arte urbana e di decadenza. Collaborando con street artists mi sposto in varie città documentando l’azione di questi artisti in luoghi abbandonati o per le strade cittadine.MCW: Puoi fornirci qualche anticipazione dei tuoi progetti futuri?

LN: Sicuramente realizzerò nuovi numeri di RESIDUI. Sono uscite due pubblicazioni finora, presto una terza, ma ho già altro materiale per continuare. La mia intenzione è quella di sviluppare al meglio la mia ricerca artistica, portandola avanti, continuando a realizzare opere nuove e creando percorsi diversi legati alla “urbanità”.MCW: C’è qualcosa che non è stato ancora detto di te e/o del tuo lavoro e che avresti piacere si sapesse?

LN: Le tecniche, gli strumenti e gli elementi che fanno parte della mia ricerca artistica danno forma ad opere che non hanno un “settore” artistico ben definito, possono essere fotografiche, pittoriche o entrambe le cose. Questa è una caratteristica importante del mio lavoro e penso rispecchi me e il mio carattere. Ho trovato quindi in quello che faccio il modo migliore per comunicare ed esprimermi.Foto Copyright | info: livioninni – @livio_ninni – LivioNinniUrbanProjects

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Tag: Livio Ninni, MCW.
Articolo di Maria Chiara Wang

Maria Chiara Wang

"La rana non ebbe la coda perché non la chiese" | Con in mente questa frase e un po' di coraggio, sono riuscita ad aprire diverse porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse!

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