L’estetica semantica della Gucci Art Wall

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Freddo, foschia e pioviggine incorniciano la malinconica città. I grattacieli scompaiono nel plumbeo ammasso di nuvole e nebbia che avvinghia il capoluogo meneghino. Schiere di impiegati entrano ed escono frettolosamente dagli uffici illuminati, lesti e irrequieti, in uno scenario di fibrillazione e frenesia generale scandito solo dai clacson del traffico e dallo sferragliare dei tram sulla via.

Poco più in là, fiumane di gente percorrono alacremente corso Como e Moscova, armate di cibo d’asporto, sigarette e quasi sempre di una buona dose di stress. E come tanti, tu sei lì a gustarti l’inesorabile spettacolo di una Milano a cui ormai sei abituato: instancabile e sfrenata, nonostante tutto. 

Ma se per un momento volgi il tuo sguardo altrove e ti fermi per un attimo, non ci vorrà molto prima che i tuoi occhi scorgano qualcosa di maestoso e di incredibile. Lì, a pochi passi dalla fermata della metro, si erge sovrana una facciata di ben 176 metri quadrati che da maggio 2017 illustra l’immaginario di Gucci in un susseguirsi di immagini dal fascino retrò ed elementi dallo stile contemporaneo. Ieratica e lapidaria, la Gucci Art Wall giace solennemente in Largo la Foppa, mutando di tanto in tanto il proprio aspetto a seconda delle nuove campagne del marchio fiorentino.

Per un brand che ha sempre fatto dell’avanguardismo e dell’originalità i suoi punti forti, il progetto della Wall non è casuale: perché limitarsi a un banale cartellone pubblicitario, quando si può ricoprire l’intero muro di un edificio? Per altro in uno dei luoghi più influenti e iconici per il mondo della moda a Milano.

Nulla è lasciato al caso: la preparazione della campagna “muraria” è minuziosa e curata in ogni minimo dettaglio, a partire dalla realizzazione: il murales viene dipinto direttamente a mano dagli operai incaricati che, con zelo e dedizione, lavorano per giorni sulla facciata dell’edificio. Un lavoro non da poco, che però dà i suoi frutti e regala spettacoli visivi non indifferenti, soprattutto se si considera che i dipinti vengono realizzati in collaborazione con artisti di spicco.

Il primo murales per esempio, è di Angelica Hicks, artista inglese reclutata dal direttore creativo della maison Alessandro Michele, nonchè ideatore dell’intero progetto della Wall. Ricordiamo sulla facciata la primissima e iconica raffigurazione delle due giovani donne di “Freaks and Geeks”, campagna di t-shirt in limited edition di Gucci.

Freaks and Geeks

Al di là di un’intuitiva e acuta strategia di marketing, che si fonda anche sulla cosiddetta “instargrammabilità” della Wall – e di conseguenza sulla sua condivisione e diffusione sui social – Gucci sfrutta l’opera muraria anche per affrontare temi più importanti, per denunciare l’attualità e trattare nuove forme di espressione

Ne è un esempio lampante la più recente Wall (Gennaio/Febbraio 2020) che raffigura una dentatura assai singolare e inusuale rispetto agli standard, contornata da un rossetto rosso sgargiante.

Il trucco non deve mascherare, ma piuttosto esaltare le imperfezioni che ci rendono umani, facendone parte integrante del linguaggio della bellezza contemporanea.

Alessandro Michele

Così si pronuncia Alessandro Michele, professando la libertà nei confronti della Bellezza, al fine di dissociarsi dai tradizionali valori legati ad essa : la perfezione sta nell’imperfezione, proprio perchè autentica. L’immagine, che ricorda lo stile vintage degli anni ‘80, è stata catturata dalle sapienti mani di Martin Parr. Una vera e propria opera d’arte.

Di opere edificanti e significative come queste ce ne sono tante altre, ricordiamo per esempio la Wall “To gather together” del 2019, a inneggiare l’uguaglianza di genere. Oppure quella del 2017 “Common sense is not that common” in collaborazione con l’artista Coco Capitàn.  

To gather together
Common sense is not that common

Altre Wall di spicco sono senza dubbio quelle raffiguranti personaggi celebri del calibro di Marina Abramović, Jane Fonda o Harry Styles.

In definitiva, che vi sia o meno un significato nascosto, che sia semplicemente un inno all’estetica visiva del marchio o una laboriosa strategia di marketing, le Art Wall di Gucci funzionano, e troneggiano come veri e propri stendardi della moda nelle città in cui si trovano (Milano, Londra, Shanghai, New York, Taipei e Hong Kong), pronte a ispirare, stupire le genti e illuminare anche la più nebbiosa delle metropoli.

Al passo coi tempi, maestose e all’avanguardia, una volta immortalate, sapranno farsi ricordare per sempre nell’etere del Web – dove rimarranno indelebili.

Foto Copyright: Gucci Beauty – @guccibeauty

28 novembre 2020

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Tag: Milano, Street Art, Gucci.
Articolo di Giuditta Duranti

Giuditta Duranti

Vivo per scrivere, scrivo per vivere. Fotografo per passione. Da sempre innamorata dell'arte e della letteratura, mi diletto con zelo e passione a narrare le vicende del mondo e a immortalarne i momenti più belli.

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