I am winter, l’inverno che riscalda
Artobjects • Photography
Tendo sempre di conferire in ciò che è la mia fotografia un’impostazione cinematografica, con l’intento di comunicare al diretto interessato un istante reale, come estrapolato e ricamato da uno dei mezzi emotivi più potenti al mondo quale il cinema.
Nella fotografia cerco di realizzare qualcosa in cui io possa realmente ritrovarmi e ciò risiede nelle piccole sfumature di contorno, nella delicatezza della solitudine.
Sono da sempre una persona che impiega molte forze della quotidianità nella riflessione, nell’autoanalisi, nel percepire il mondo intorno come troppo pesante da poter portare sulle proprie spalle.
Ciò che mi caratterizza è un dualismo: una sorta di odio – amore leopardiano caratterizzato da speranza e rassegnazione, come se un meccanismo pre impostato alimentasse l’illusione per poi lasciarla bruciare nell’angolo più remoto di me.
Le mie fotografie parlano di ciò – di me – nel più profondo dell’anima che attratta dalla luce si inchina ad essa senza dar peso al tragitto.
Solitudine, inquietudine e una delicata nostalgia cosmica sono i miei temi ricorrenti, sono il mio modo di esorcizzare il cumulo di vestiti in disordine chiusi nell’armadio interno del mio petto.
Ma non solo; anche la speranza, come uno sguardo, il colore del sole sulla pelle, l’affascinante sentimentalismo legato alla perdizione dell’essere.
Il dualismo di me.
Ciò in cui rivedo me stesso è nell’istante silenzioso che precede o anticipa un evento, come se qualcosa stesse perennemente per accadere; come se qualcosa fosse appena finito per sempre.
La figura umana è per me essenziale, ma anche la composizione geometrica a cui conferisco molta importanza come la stessa palette cromatica che ritengo essere la mia più grande ricerca fotografica. Colori pastello, dal sapore analogico, tendenzialmente freddi anche nel tepore del calore.
Post di Paolo Baretta
Foto Copyright: Paolo Baretta