Elliott Erwitt Kolor, la retrospettiva delle inedite immagini a colori
Artobjects • Photography

In mostra fino al 16 luglio 2017 nel sottoportico del palazzo ducale di Genova una retrospettiva delle inedite immagini a colori del grande fotografo Elliot Erwitt, oggi ottantanovenne.
Nell’esposizione, curata da Biba Giacchetti, sono presenti 135 scatti scelti personalmente da Erwitt insieme con la curatrice, tratti dai due progetti a colori, Kolor e The Art of Andrè S. Solidor.


Solo recentemente Erwitt ha deciso di ripercorrere il suo immenso archivio a colori, tecnica che, a differenza di tutta la produzione in bianco e nero, si era distinta per l’intenzione da parte dell’artista di essere dedicata solo ai lavori editoriali, istituzionali e pubblicitari spazianti dalla politica al sociale, dall’architettura al cinema e alla moda.
L’artista-fotografo membro e presidente della storica agenzia Magnum, tra i cui fondatori si menzionano Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, ha immortalato gli ultimi sessant’anni di storia, cogliendone i più svariati aspetti della vita.
La prima sezione della mostra, dedicata al progetto “Kolor” conduce lo spettatore attraverso diverse culture e personaggi facendo rivivere spaccati di società, scene di vita di tutti i giorni e interni di case con ambientazione quasi totalmente surrealista.
Le immagini esprimono la “filosofia” di Erwitt, il quale, partendo da un’ attenta osservazione della realtà, desidera riprodurla con senso ironico, creando un forte coinvolgimento emotivo e un sorriso da parte dell’osservatore, venendo così ricordato come il “fotografo della commedia umana.”
Egli stesso afferma: “Uno dei risultati più importanti che puoi raggiungere, è far ridere la gente. Se poi riesci, come ha fatto Chaplin, ad alternare il riso con il pianto, hai ottenuto la conquista più importante in assoluto. Non miro necessariamente a tanto, ma riconosco che si tratta del traguardo supremo”.

Nella sezione “Kolor” sono presenti ritratti di personaggi famosi quali Kennedy, Fidel Castro, Che Guevara (con i quali seppe intessere un rapporto grazie al quale essi si sentirono a proprio agio davanti all’obiettivo, risultando così rilassati e sorridenti), Marilyn Monroe, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger, ma anche uomini e donne comuni, colti in scene di vita quotidiana e animali, tra cui cani e gatti, attenti osservatori delle calzature degli umani.
Su Marilyn Monroe afferma: “Era una donna estremamente intelligente, sensibile ed anche simpatica. Era praticamente impossibile farle una brutta fotografia”.
Marilyn viene ritratta, insieme agli altri attori, sul set del film Gli spostati, ma anche in un’immagine scattata poco prima della scomparsa, la cui non nitidezza dello scatto sembra quasi far trasparire la sensibilità dell’anima dell’attrice.
Splendidi, inoltre, gli scatti ritraenti le enormi architetture, attraverso i quali Erwitt riesce a contrapporre la piccolezza dell’uomo con la maestosità delle forme.


La seconda sezione del percorso espositivo è dedicato a Andrè S. Solidor, alter ego dell’artista, personaggio attraverso cui Erwitt guarda con spirito critico l’arte contemporanea esaltandone contraddizioni e paradossi. Analizzato attentamente è il concetto di nudità. Quest’ultima, fine a se stessa, porta a far diventare le modelle, dei manichini e delle bambole plastificate. Osservando tali scatti è possibile intuire come Erwitt abbia enfatizzato il “consumismo” legato all’utilizzo dell’immagine del corpo femminile, invitando l’osservatore ad una riflessione.
Presenti, inoltre, enormi autoritratti di Solidor, attraverso i quali il visitatore può venire a contatto e conoscere le diverse vesti indossate dall’artista, che enfatizza l’eccentricità del personaggio e la sua totale autonomia nelle scelte artistiche.

La mostra si conclude con una carrellata video delle foto in bianco e nero, ritraenti scene di vita, abbracci sotto la Torre Eiffel e l’immortale bacio rubato nello specchietto dell’auto.
Nell’ultima sala, inoltre, sono proiettati due video, prodotti da Erwitt regista. Uno, estratto dal primissimo documentario inerente i metodi di allenamento in un college del Texas delle giovani majorette educate al sorridere sempre e al concetto che la “Bellezza non conosce dolore”, l’altro inerente i divertimenti più assurdi captati in giro per il mondo, come la gara di polo a dorso di elefante.
Un viaggio, dunque da non perdere, attraverso passato e contemporaneità, con l’invito di catturare l’attimo, perdendosi nei colori e nei personaggi ritratti, in ogni singolo scatto, rivivendo quanto affermato dall’artista: “Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”
