Consigli efficaci per vestire in modo più sostenibile
Ecoobjects • Our Planet
Ogni volta che entrate in un negozio, gironzolate annoiati per gli scaffali pensate mai all’impatto che avrà quello che state per comprare? Pensateci, quante volte entrate in un qualche negozio di vestiti spinti dalla necessità di comprare un capo di cui effettivamente avete bisogno?
Secondo uno studio di McKinsey&Co la produzione di vestiti è globalmente raddoppiata tra il 2000 e il 2014 e durante lo stesso periodo il numero di vestiti comprati da ogni persona ogni anno è aumentato del 60%.
Sono numeri significativi se si pensa che generalmente gli indumenti vengono prodotti dalle aziende con l’intento di essere indossati poche volte e non durare nel tempo.
Negli anni, mi è capitato più volte di entrare in negozi cercando abiti per feste o occasioni particolari giustificando l’acquisto dicendo a me stessa che se poi non li avessi più messi per lo meno non li avrei pagati poco più di una cena d’asporto.
Ci ho messo tanto tempo a realizzare che tutto questo era senza senso. E non sto parlando solo di un problema di sostenibilità ambientale ma anche di una semplice questione di buonsenso.
La buona notizia è che non è mai troppo tardi per rendersi conto che è ora di cambiare modo di pensare e qualche consiglio per iniziare a cambiare rotta potrebbe essere utile.
Certo è vero che mettere in pratica questi consigli non risolverà il problema della eccessiva produzione di vestiti o di spreco di risorse. Ma abbiamo davvero tante possibilità per iniziare a dare un contributo positivo, ad esempio, scegliendo con attenzione cosa acquistare e cosa no.
Prenditi cura di ciò che possiedi
Primo consiglio, il più importante: il vero abbigliamento sostenibile è quello che è già nel tuo armadio, valorizzala e prenditene cura.
Comprare vestiti di qualità non è sufficiente per far si che durino nel tempo. Dobbiamo anche imparare a trattarli con cura dedicandogli le attenzioni che meritano: fibre delicate come la lana per esempio necessitano di molte più attenzioni rispetto alle fibre sintetiche e il lavaggio a mano è preferibile rispetto a quello in lavatrice. I lavaggi a basse temperature e utilizzando poco detersivo sono da preferirsi. I capi di denim poi, non necessitano tanti lavaggi quanto una maglietta di cotone, lasciali respirare all’aria aperta senza buttarli in lavatrice. Ripara ciò a cui tieni e che si danneggia.
Per riparare un capo scucito servono tempo e soldi, il che significa che l’indumento deve valere la spesa aggiuntiva. E se pensate che non li valga, forse è un segnale che non avreste dovuto comprarlo?
Verifica la qualità ed eticità dei materiali
Prima di comprare un capo di abbigliamento è fondamentale leggere l’etichetta per capire di cosa è fatto. E’ fondamentale sottolineare che non è solo la fibra a definire la sostenibilità di un capo ma lo è anche l’insieme di processi di produzione per produrlo.
Per controllare la filiera di produzione di un capo si può verificare le certificazioni che supportano i vari prodotti (le certificazioni Cradletocradle e Bluesign a livello di processo e GOTS, GRS e Fairtrade per quanto riguarda la provenienza delle fibre).
Per quanto riguarda le fibre, è difficile stilare una classifica dalla fibra migliore a quella peggiore. Il consiglio generale potrebbe essere quello di preferire le fibre naturali come cotone e lana (reperite eticamente ndr) a quelle sintetiche come il poliestere e la poliammide.
Ma fare generalizzazioni è veramente impossibile. A prescindere dall’origine della fibra l’importante è ricercare sempre tessuti di buona qualità per garantire lunga durata ai nostri capi.
Tra i difetti più frequenti che potrebbe avere un capo fatto con materiali di bassa qualità c’è il pilling. Per pilling si intende la comparsa di piccole palline (pills) di fibra che si formano con l’uso e i lavaggi dei capi, conferendogli un aspetto vecchio e malandato. In seguito a sfregamento e pressione le fibre più corte tendono a migrare dalle maglie interne sino alla superficie del capo aggrovigliandosi in palline sulla superficie della maglia.
Le variabili che portano alla formazione di pilling sono molte tra cui la tipologia, la lunghezza e la finezza delle fibra di cui è fatto il capo. In generale le fibre sintetiche come il poliestere tendono a essere poco resistenti al pilling mentre numerosi test meccanici dimostrano che le fibre naturali lo sono molto di più.
Pensa a quante volte indosserai il tuo nuovo acquisto
Prima di comprare un capo di abbigliamento pensiamo sempre a quante volte potremmo indossarlo. Una formula molto semplice per aiutarci a capire il costo reale del nostro acquisto è la seguente:
CPW (Cost per Wear*):
*Costo d’acquisto del capo / Potenziali volte in cui potremmo indossarlo
Giusto per fare un esempio pratico, se acquisto un buon cardigan basic di cotone a 69 Euro e potenzialmente potrei utilizzarlo una trentina di volte, significa che il CPW del mio capo è 2.3 Euro.
Se compro invece un vestito di una catena fast fashion a 49 Euro per indossarlo solo a un matrimonio, il CPW del mio vestito sarà di 49 Euro.
Valuta la versatilità del tuo acquisto
I capi che compriamo devono rispettare il nostro modo di essere e farci sentire comodi e a nostro agio quando li indossiamo. Cerca di capire cosa ti piace, cosa ti fa stare bene e cosa effettivamente usi e cosa no. E’ inutile comprare cose che non ci convincono, che magari mettono in evidenza qualche nostro difetto o che sono di colori che non useremo mai. Comprare qualcosa solo quando si è consapevoli di poterlo sfruttare il più possibile, il più a lungo possibile. E proprio per questo i capi del nostro guardaroba devono diventare sempre più versatili.
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