Casa dolce casa. Salvador Dalì e il legame con Portlligat
Archiobjects • Interior
Non sono a casa mia se non in questo posto; in qualsiasi altro posto sono solo di passaggio.
Salvador Dalì
E’ qui a Portlligat, piccola cala al lato della cittadina di Cadaqués, che Dalì trascorse gran parte della sua vita e, come ben ricordava l’artista, fu qui che conobbe per la prima volta la sua musa, l’amore della sua vita, Helena Ivànovna Dakonova, meglio conosciuta come Gala.
Nel 1930 Salvador Dalì e Gala acquistarono una piccola dimora – circa 22 metri quadri – affacciata sulla baia di Portlligat, e negli anni successivi annessero altre unità abitative circostanti fino ad arrivare a trasformarla in un microcosmo a pianta labirintica, confusa e complicata.
Per Dalì questa non è semplicemente una casa, ma un vero e proprio essere vivente, una struttura organica che si è evoluta ed ha preso forma nel corso degli anni come il rapporto che univa lui e Gala.
Entrando dalla porta di ingresso ci troviamo nel Rebedor de l’os (L’ingresso dell’orso), dove ad accoglierci c’è un grosso orso bianco impagliato che sembra fare da custode all’abitazione. L’animale sostiene una curiosa lampada, ma oltre a questa ricopre anche la funzione di portaombrelli e portacarte. E’ in questa piccola stanza d’ingresso che troviamo anche uno dei primi modelli del Divano Bocca (o Divano Mae West), opera d’arte che diventerà tra le più conosciute dell’artista.
Passando nelle stanze accanto che accolgono il salone da pranzo e la biblioteca, ci si accorge della passione dell’artista per la tassidermia.
Sopra al salotto della biblioteca si affacciano tre grandi cigni imbalsamati, animali da compagnia della coppia che, per sottolineare l’apparenza di lago artificiale ed enigmatico della baia, tenne numerosi cigni che nuotavano tra le onde del mare.
Per procedere nelle altre stanze dobbiamo fare ritorno all’ingresso e prendere una piccola scala che ci porta in quello che era l’atelier dell’artista.
La stanza ha due finestre, una frontale che affaccia sulla piccola baia di Portlligat, ed una laterale rivolta verso nord. E’ qui che Dalì produce molte delle sue opere, ispirato dal forte legame spirituale e tellurico che lo unisce a questa terra e a suoi paesaggi.
Riprendendo le parole dell’artista catalano: “difficilmente vi è al mondo un altro litorale così incantevole, con questa grandiosità minerale e geologica”. Difatti, in gran parte delle sue opere ritroviamo forme ed elementi caratteristici del territorio che circonda Cadaqués, come nell’opera Lo Spettro del Sex-Appeal o Il Grande Masturbatore.
Proseguendo la visita, ciò che colpisce maggiormente è la presenza di numerosi elementi irregolari sovrapposti ed il loro accumulo compulsivo, quasi insensato e caotico agli occhi di un visitatore, ma attraverso i quali sembra manifestarsi lo spirito eccentrico e stravagante dell’artista.
A parte l’atelier, la maggior parte delle stanze della casa sono adibite alle faccende specifiche della vita di ogni giorno. L’unica sala che si sottrae a queste direttrici è la Sala Ovale, spazio privato di Gala; un luogo intimo, di intrattenimento e di piacere, dove la donna si rifugia a leggere o per ricevere visite.
La stanza ha una forma semisferica, caratterizzata da un’acustica riverberante. L’insolita forma della struttura si ispira ad un progetto ideato da Dalì per una sala da ballo nordamericana, che doveva avere la forma di un riccio di mare. Gala si innamorò del progetto ed esigette che se ne facesse un adattamento in piccola scala per la loro casa di Portlligat.
Uno degli angoli di maggiore fascino della tenuta è lo spazio esterno, destinato alla vita mondana della coppia e alla glorificazione del tempo libero. Oltre ad una ampia terrazza dove erano soliti ricevere i loro ospiti, troviamo il giardino, ricco di piante di ulivo e melograni.
La parte posteriore del giardino comprende la zona della piscina, famosa per la sua forma sfacciatamente fallica ed abbellita da insoliti oggetti come poster pubblicitari degli pneumatici Pirelli e la mascotte di Michelin.
Spostandoci dal lato opposto del giardino, incontriamo una curiosa installazione scultorea tra le numerose piante di ulivo che delimitano la proprietà.
Si tratta del Crist de les escombraries (Cristo dei rifiuti), opera fatta con i resti che vennero portati da una forte tempesta, quali una carcassa di un’imbarcazione, pezzi di pneumatici, tegole e resti di costruzioni. Con questa installazione Salvador Dalì vuole dimostrare come ogni cataclisma sia importante per la creatività.
Uscendo dalla dimora dell’artista catalano, ciò che ci pervade è la sensazione di aver vissuto un’esperienza onirica e, per meglio dire, surreale.
Nonostante il pittore manchi tra quelle mura da diversi decenni, il suo estro sembra essere ancora presente per accoglierci e guidarci all’interno di quello che fu il suo rifugio dal resto del mondo e il luogo di ispirazione che influenzò la sua bizzarra e stravagante vita.
Foto Copyright: Alessandra Belloni – @alessandrabll