La Dio(R)EVOLUTION di Maria Grazia Chiuri
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Siamo a Luglio dell’anno passato quando dopo mesi di incertezze in seguito all’abbandono della casa di moda da parte di Raf Simons, Dior conferma Maria Grazia Chiuri come nuovo direttore creativo di tutte le linee donna.
La visione della designer, che unisce eleganza senza tempo a elementi, ad oggi sembra rispettare perfettamente i canoni del brand.
Il 30 Settembre a Parigi sfilava la collezione ready-to-wear SS17
Maria Grazia Chiuri debutta con una collezione preparata nel tempo record di cinque settimane.
Ho voluto offrire il mio punto di vista sul marchio e sulle donne oggi, senza far nessun riferimento a Monsieur Dior – racconta Chiuri backstage -. Ho agito con assoluta libertà e apertura rispetto al codice, muovendomi come un curatore tra segni e oggetti, lavorando la collezione come un guardaroba.
Il suo Dior è giovane e leggero. Il focus è su borse d’archivio riadattate e messaggi di emancipazione femminista, per altro ripresi da molte star nelle manifestazioni attuali contro Donald Trump, ed, ovviamente, dalle fashion blogger.
Il 23 Gennaio sfila l’haute couture. Per la Chiuri è il secondo successo
E’ una favola moderna quella che ci racconta Dior.
Ho pensato questa collezione come fosse un sogno, un viaggio dentro un giardino a labirinto in cui si svolge una festa in maschera. È una suggestione che viene soprattutto dal mio continuo studio di Christian Dior. Più mi avventuro dentro la sua vita, più scopro angoli che non conoscevo. Ho un senso di dovere e di rispetto verso questa storia. C’è molto della scenografia francese in questa collezione e allo stesso tempo c’è il mio culto italiano per l’artigianato e per il lavoro d’atelier.
La sfilata ha un sapore classico e celebra ciò che più conta per la designer : l’artigianalità, il rispetto e il continuo studio dei codici della maison.Sotto ogni seduta dello show, su una pagina bianca, vuota, una piccola dedica “a Franca”.
La festa in maschera ispirazione dell’haute couture prende vita al Christian Dior Ball 2017, di cui lascio parlare le foto.